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Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2015: Mark rimonta il giocattolo - Cavendish torna super: battuti allo sprint Kristoff e Viviani

Ci ha provato Philippe Gilbert a sparigliare le carte con uno splendido allungo a poco più di 4 chilometri e mezzo dalla fine della Kuurne-Bruxelles-Kuurne; ma il vallone è stato raggiunto a 700 metri dalla fine, sicché il previsto sprint ha potuto disputarsi con tutti i protagonisti annunciati come Alexander Kristoff e Mark Cavendish .
del 03/03/15 -

Se il ciclismo fosse una scienza esatta ci piacerebbe così tanto? Ovvio che no. Al sabato un'esibizione di imbarazzante superiorità da parte di una certa squadra si conclude con un disastro tattico che le costa la vittoria; alla domenica, quella stessa squadra si produce in una sorta di nuovo monologo, ma i casi della corsa conducono tale show a un nulla di fatto. Dopodiché, all'ultimo metro, ci pensa l'uomo certo non più atteso del team a rimettere le cose a posto, con una volata che riporta indietro le lancette dell'orologio e riduce a più miti consigli un rivale che era ritenuto il naturale favorito di una corsa del genere.
Parliamo della Etixx che attacca senza risultato, di Mark Cavendish che sprinta e vince, di Alexander Kristoff che le busca, insomma parliamo della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, immediato appello dopo il primo grado di sabato alla Het Nieuwsblad. La prima due giorni della stagione fiamminga si chiude tutto sommato positivamente per la squadra di casa, anche se la disfatta di ieri a Gand resterà per molto tempo nella memoria (e nelle recriminazioni) di chi l'ha subita.

Cavendish, bentornato su questo palcoscenico.
Qualcuno pensava che per Mark Cavendish il discorso con le classiche fosse più o meno chiuso. Che ci potesse essere sempre e comunue un Degenkolb, un Kristoff, pronto a batterlo al di fuori delle volate dei grandi giri... quei grandi giri in cui peraltro ci dovrebbero pensare i vari Kittel e Bouhanni a lasciare al britannico le briciole.
Il Cav non si è arreso a questo de profundis, in fondo non ha ancora 30 anni e non si capisce in base a quale logica dovrebbe accettare l'idea di aver già imboccato il viale del tramonto. Oggi a Kuurne ha ricordato a tutti di che pasta è fatto, e già il suo nome riprende quota in chiave Milano-Sanremo. Questo per dire della volubilità dei giudizi in ambito sportivo.
A scusante degli scettici va ricordato che erano 3 anni esatti che l'uomo di Man non alzava le braccia in gare di un certo spessore. E fu proprio la Kuurne-Bruxelles-Kuurne del 2012, vinta sfoggiando la maglia iridata conquistata pochi mesi prima a Copenhagen, l'ultima affermazione di Mark in una classica o semiclassica; in precedenza, il suo palmarés nel settore si era composto di tre Scheldeprijs, del citato Mondiale, e di una Sanremo risalente al 2009 (quindi già vecchiotta). Se la KBK di oggi fungerà da spartiacque e aprirà la strada a nuove vittorie pesanti, lo scopriremo nei prossimi mesi. Intanto è già di per sé una bella soddisfazione: essere andato a prendere schiaffoni in Argentina oltre un mese fa (quando il giovane Gaviria lo batteva al Tour de San Luis) non sarà stato piacevole, ma di sicuro ha aiutato la crescita di una condizione oggi ottima.

In fuga i soliti peones di casa, un italiano e una primizia assoluta.
Una delle cose più intriganti di questo genere di corse è andare a rileggere, anni dopo, la composizione delle fughe del mattino: vi si trova immancabilmente qualche corridore che poi ha fatto carriera tra muri e pavé, mescolato a tanti nomi destinati al dimenticatoio. In gran parte questa dinamica riguarda gli atleti di casa, e allora vedremo un domani se un Dimitri Peyskens, o uno Xandro Meurisse, o un Frederik Backaert (questo già un po' più noto) torneranno a far parlare di sé.
Erano i tre belgi dell'attacco a lunga gittata, partito dopo 30 km di gara e tenuto però dal gruppo sempre a distanza di sicurezza (poco oltre i 3' il vantaggio massimo). Coi tre fiamminghi c'erano un olandese (Sjoerd Van Ginneken), due francesi (l'esperto Jimmy Engoulvent e Thomas Vaubourzeix) e pure un paio di rappresentanti delle Professional italiane invitate alla KBK: in maglia Nippo ritrovavamo Mattia Pozzo, e con la divisa Southeast ha fatto la sua comparsa nella storia delle classiche Eugert Zhupa.
Non è dato sapere se nel ciclismo d'anteguerra ci sia mai stato un albanese che abbia partecipato a una corsa in Belgio; probabilmente no. In ogni caso il quasi 25enne nato a Rrogozhinë ma cresciuto ciclisticamente in Italia si potrà fregiare del titolo di primo esponente del Paese delle Aquile ad essere stato in fuga in una classica fiamminga nel ciclismo moderno. Son soddisfazioni pure queste.

Vanmarcke e Boonen: se si muovono loro, è spettacolo.
Su un percorso tradizionalmente non troppo ostico per i velocisti, la fase dei muri (poco più di 50 km - tra il 90 e il 145 - in cui se ne sono affrontati in sequenza 7, più un tratto in pavé) doveva per forza promuovere qualche azione di rottura degli schemi.
Si è dovuto aspettare l'Oude Kwaremont, penultimo muro di giornata (ai -70) per assistere agli attesi attacchi. Come ieri, è stato Tom Boonen a dare fuoco alle polveri, ma va detto che il campione di Mol ha trovato in Sep Vanmarcke un ideale compagno di giochi, visto che è stato quest'ultimo, poi, a dare la sgasata decisiva che ha permesso alla corsa di prendere una piega molto divertente, con un drappello di un paio di decine di corridori che si è avvantaggiato sul plotone.
I primi a portarsi su Sep&Tom sono stati Kris Boeckmans e Zdenek Stybar (compagno di Boonen). Quindi sono rientrati Ian Stannard, il vincitore di ieri, e un altro uomo di Boonen nella persona di Yves Lampaert, il quale si è preso la briga di tirare il drappello sul pavé di Holstraat.

19 uomini in cerca di gloria.
Nikolas Maes è stato il quarto Etixx a portarsi nel gruppetto; il quinto è stato Cavendish, che insieme ad altri uomini veloci come Elia Viviani (unico italiano della compagnia, entrato accanto a Stannard per la Sky), Sam Bennett della Bora (scortato da Scott Thwaites), Alexander Kristoff (solo soletto a rappresentare la Katusha), Tom Van Asbroeck (a completare - con Vanmarcke e Maarten Wynants - l'interessante terzetto Lotto Jumbo).
La comitiva era completata da due Lotto Soudal (il citato Boeckmans e Marcel Sieberg) e due BMC (Philippe Gilbert e Jempy Drucker); questi 17 uomini hanno raggiunto e superato uno per uno i componenti della fuga del mattino, e ai -59 hanno ripreso gli ultimi due, ovvero Engoulvent e Meurisse, i quali sono riusciti a tenere le ruote del plotoncino.
Tutto sembrava concorrere affinché quest'azione avesse successo: tutte le principali squadre (e i principali campioni) presenti nell'attacco, un margine dilatatosi rapidamente oltre il minuto, solo una squadra a inseguire dietro (la MTN di Tyler Farrar). Tale situazione è rimasta sostanzialmente invariata fino ai -40, ma - come a volte capita in queste corse fiamminghe - una svolta secca, un cambio di direzione del vento, ed ecco che in breve quello che sembrava assodato torna ad essere messo in discussione.

Dal ricompattamento generale al bell'allungo di Gilbert.
Quando IAM Cycling (per Matteo Pelucchi), Cofidis (per Nacer Bouhanni) e Wanty (per Roy Jans) hanno affiancato la MTN in testa al gruppo, le cose non sono state più così semplici per i 19 attaccanti; e il citato vento trovato di colpo in faccia ha ulteriormente complicato le cose per Boonen e soci.
Fatto sta che nel giro di 5 km tutto il margine dei fuggitivi è andato all'aria, e il gruppo li ha ripresi; Boeckmans ha tentato disperatamente di resistere da solo al comando, ma anche lui è stato risucchiato ai -33. Di lì a poco la Katusha si è riorganizzata prendendo la testa del gruppo (ai -26) e tenendola saldamente fino a 6 km dalla fine. Un grande lavoro che presupponeva - nelle intenzioni del team russo - una grande finalizzazione da parte di Kristoff.
Non era però pensabile che nessuno tentasse un colpo a sorpresa nel finale. E puntualmente, a poco meno di 5 km dalla conclusione, abbiamo assistito a un allungo abbastanza prodigioso. Protagonista, Philippe Gilbert, che è riuscito a sfuggire di forza al controllo del gruppo lanciato verso la volata.
Il vallone ha tenuto a lungo in scacco gli inseguitori, mettendo una decina di secondi tra sé e loro; purtroppo per lui, però, le energie sono mancate appena entrati nell'ultimo chilometro, e la sua bella azione è stata annullata sull'ultima curva del percorso, a 700 metri dal traguardo. Da lì in poi, è stata solo volata.

Kristoff troppo lungo, Cavendish troppo giusto. E Viviani terzo.
Se un risultato l'ha ottenuto, l'attacco di Gilbert, è stato quello di aver sconvolto i piani di molte squadre. Su quel rettilineo finale praticamente tutti si sono presentati in ordine sparso. La Katusha, che fino a poco prima aveva lavorato egregiamente, ha praticamente abbandonato a se stesso Kristoff, e lui, perso per perso, ha tentato l'anticipo impossibile, lanciandosi nel suo sprint già ai 300 metri.
Non è che gli avversari del norvegese godessero di maggiori protezioni, anzi. E lo scandinavo stava per metterli effettivamente tutti nel sacco, se non ci si fosse messo di mezzo il notevole spunto di Cavendish, che è emerso prepotentemente ai 150 metri e ha superato l'avversario ormai spompato a pochi passi dall'arrivo.
Ancor più prodigiosa è parsa la rimonta di Elia Viviani a centro strada: emerso da chissà dove, il veronese si è quasi messo nella scia di Cavendish, ma si è dovuto accontentare del terzo posto (comunque il miglior risultato per un italiano alla KBK dopo il secondo posto di Paolo Bettini nel 2004). Intanto Bouhanni faceva il funambolo tra le transenne e Van Asbroeck, e riusciva miracolosamente a non cadere (ma per salvare la pellaccia ha rinunciato a portare a termine lo sprint, 18esimo alla fine). Proprio Van Asbroeck si è preso il quarto posto.

Tanta Italia in top ten.
Al quinto posto Daniele Colli ha coronato la positiva giornata della Nippo-Fantini con un piazzamento di tutto rispetto. Non è stato l'unico per i colori italiani, in una top ten che vede l'inserimento di altri due dei "nostri". All'ottavo posto, dietro a Jempy Drucker (sesto) e Jens Debusschere (settimo), ha concluso Kristian Sbaragli (molto meglio del suo capitano Farrar, che non è riuscito neanche a sprintare, e del vicecapitano Edvald Boasson Hagen, 13esimo); decimo, dietro a Raymond Kreder, si è piazzato Pelucchi (dal quale ci saremmo però aspettati qualcosina-ina-ina di meglio).
Sconfitti di giornata i francesi: di Bouhanni abbiamo già detto, ma non è che Bryan Coquard abbia fatto meglio (solo 22esimo). Curiosità: 107esimo e ultimo è stato Matteo Trentin, colto da crampi a meno di 10 km dalla fine, ma comunque capace di portare a termine la sua prova.
Dopo il raid in terra vallone mercoledì con Le Samyn, si tornerà a gareggiare a queste latitudini da venerdì 6 a domenica 8 con la Tre Giorni delle Fiandre Occidentali: una corsa che potremmo ribattezzare Tre Giorni di buone occasioni per tanti corridori di seconda fascia.

Marco Grassi



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