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EA(s)T Lombardy: come hanno riaperto i ristoranti della Lombardia Orientale

Mai come oggi l’unione fa la Forza. Come hanno riaperto i ristoranti del Territorio
del 30/06/20 -

Nata per favorire l’evoluzione dell’enogastronomia nelle quattro province della Lombardia Orientale, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, e supportare la notorietà a livello nazionale ed internazionale delle eccellenze dei suoi produttori e dei suoi ristoratori, mai come oggi la rete degli operatori EA(s)T Lombardy trova la sua ragion d’essere.

Perché “rete” è la parola che racchiude un concetto chiaro, antico, reale: quello di “l’unione fa la Forza”.

In un panorama di disorientamento per il settore della ristorazione, ancor più per quella ristorazione che ha un legame forte con il territorio, EA(s)T Lombardy vuole sostenere gli operatori e le eccellenze locali trasmettendo il concetto che far bene fa bene al territorio stesso, e questo obiettivo è raggiungibile oggi solo con la Qualità.

Già riconosciuta con il titolo di Regione Europea della Gastronomia nel 2017, con un’offerta di eccellenza sotto il profilo enogastronomico che conta circa 300 ristoratori e 250 produttori, questo bacino di assoluto interesse, considera la presenza di prodotti certificati: sono 25 i prodotti DOP e IGP, altrettanti i vini DOCG, DOC e IGT, 11 presidi Slow Food, espressione di una cultura che da secoli punta sulle sue risorse. Unendo le forze, i Comuni di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, e le rispettive Camere di Commercio, hanno l'ambizione di dare forma ad un segnale forte.

Primo passo: affiancare i protagonisti di EA(s)T Lombardy in questa ripresa post emergenza sanitaria.
Cercando di capire con loro come riprendere e su cosa puntare.

La risposta da parte dei protagonisti è pressoché unanime: bisogna puntare sulla qualità. Che crea la fiducia nel cliente.
Ecco le testimonianze di alcuni di loro:

MARIO CORNALI: CHEF E TITOLARE DEL RISTORANTE COLLINA di ALMENNO SAN BARTOLOMEO (BG)

“Quando abbiamo riaperto ci è sembrato come riprendere da zero. Ma è stata una ripartenza molto carica da un punto di vista emotivo. Sono venuti a trovarmi i miei clienti più affezionati, è stato un tributo di stima e di affetto. Noi di Bergamo e provincia abbiamo vissuto una tragedia, neppure emotivamente è possibile fare finta di nulla, ma il mondo va avanti si rifonda e si rigenera.
Non abbiamo mai smesso di lavorare, abbiamo fatto delivery in tutta la Lombardia con le nostre Colombe Pasquali, abbiamo sperimentato nuove ricette, ripensato gli spazi, pulito, rinnovato, gettato cose inutili. In qualche modo abbiamo rimesso ordine sia in senso reale che metaforico. Sotto l’aspetto pratico lavorare con una mascherina non è un limite, non possiamo essere talmente frivoli per dire che ci affliggiamo perché dobbiamo indossare la mascherina. Diciamo che i ristoratori in generale sono stati messi in condizioni di intervenire e di migliorare la loro offerta per il cliente: più igiene, più spazio, più servizi”
Positività oltre ad una grande consapevolezza.

FRANCO GIORDANO proprietario e chef della Pizzeria OTTAVO NANO – BRESCIA
“Abbiamo riaperto subito e da subito abbiamo ricevuto prenotazioni.
Ma da noi i clienti non sono clienti, sono amici che chiamiamo per nome. Io, i miei genitori e miei nonni abbiamo instaurato un rapporto con loro: nonni genitori nipoti, tutti vengono come se tornassero a casa.
Io sono ottimista per questa riapertura, certo timoroso che tutto possa ricrollare e indispettito che molti ristoratori lombardi non adottino le regole corrette e imposte.
È chiaro che i posti diminuiscono: noi da 100 posti fuori all’aperto ne abbiamo ora 24. All’interno erano 80 sono diventati 28.
Per contro i clienti sono ubbidienti, non si lamentano, apprezzano la maggior tutela. Il distanziamento è efficace e li fa sentir tranquilli, apprezzano l’attenzione.
Noi abbiamo anche deciso di non fare asporto per tutelare la qualità dei prodotti e degli ingredienti, per garantire la corretta conservazione e consumazione.
Abbiamo preferito aspettare, e spero che tutti facciano quel che c’è da fare in modo da tutelarci reciprocamente e garantire sempre la qualità del servizio e delle proposte ai nostri clienti”.

SERGIO CARBONI del RISTORANTE LOCANDA DEGLI ARTISTI – CREMONA
“Avevamo tanta voglia di riaprire e tanto entusiasmo, perché amiamo il nostro lavoro che nelle scorse settimane ci è mancato molto. Alla riapertura sono venuti alcuni clienti abituali, che ci hanno tributato un gesto di stima e anche di amicizia. Ci sarà bisogno tempo e di capire quali saranno gli aiuti governativi per giudicare gli effetti da un punto di vista economico, sicuramente è stato un momento emozionante e positivo per noi e per i nostri ospiti.
Dobbiamo pensare positivo, trasmettere messaggi di fiducia e incoraggiare le persone, farle sentire bene, accolte e a loro agio”.

E c’è chi sceglie di aprire un giorno in più, come l’HOSTARIA VIOLA di Castiglione delle Stiviere – MANTOVA
Una famiglia contadina che in tempi non sospetti iniziava a conoscere ed appassionarsi alla gastronomia e alla scelta dei vini, al punto di riuscire a tramandare questa passione alle generazioni seguenti e oggi punto di riferimento per gustare la cucina Mantovana anche da chi provenga da altre province.
“Per fortuna nel nostro ristorante avevamo già prima i tavoli distanziati e la risposta dei clienti è stata molto buona se si esclude un’iniziale sensazione di straniamento per il cambio di approccio, obbligatorio dovuto alle misure in atto. Le persone vogliono comunque tornare nei ristoranti.
Noi abbiamo scelto di avere un approccio sicuramente propositivo, altrimenti non si può lavorare nel nostro settore. Quello che preoccupa sono le condizioni economiche. Abbiamo scelto di aprire un giorno alla settimana in più per cercare di non dover lasciare a casa nessuno dei nostri dipendenti e abbiamo aumentato la nostra offerta con l’asporto che prima non facevamo; anche così arriviamo però al 60% delle entrate pre-pandemia, ma avendo aperto da poco è ancora presto per fare calcoli. È sufficiente per ora per stare in piedi”.


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