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Casamassima, la città blu italiana: scoperta teoria che la lega al Marocco e all’India

Uno studio rivela un’importante teoria che collega Casamassima con le città di Jodhpur (India), Chefchaouen (Marocco) e Safed (Israele): "Tutte ospitarono comunità di ebrei in fuga"
del 15/01/20 -

Quattro città turistiche, tutte distanti l’una dall’altra, accomunate dal colore azzurro che ricopre muri e porte. Casamassima (Italia), Jodhpur (India), Chefchaouen (Marocco) e Safed (Israele): quattro perle rare, uniche in tutto il mondo, ed unite dalla religione, come spiegano gli studi dell’architetto Marilina Pagliara.

Fino ad oggi l’azzurro della città di Casamassima è sempre stato collegato al ‘Maphorion’ (il velo) di colei che protesse il borgo dalla peste che si stava diffondendo a Bari e in tutto l’entroterra a metà del 1600. Quindi il duca Odoardo Vaaz ordinò di dipingere a calce viva il caseggiato, aggiungendo il colore azzurro del manto della Madonna.

Una importante tesi, sviluppata appunto dall’architetto Pagliara, fonda anch’essa le radici nella religione, in particolare nella tradizione ebraica.
Infatti, partendo dalla città marocchina di Chefchaouen, la studiosa presenta così la sua tesi: "La città santa musulmana divenne rifugio di ebrei in fuga dalla Spagna durante l’Inquisizione, occupando le aree musulmane. La città – spiega l’architetto – fu dipinta con la polvere blu di tekhelel, un colorante naturale a base di frutti di mare, perché nella Bibbia viene comandato al popolo di Israele di utilizzare questo colore, tradizione portata avanti attraverso i secoli, e oggi gli abitanti, pur non ebrei, 'rinfrescano la vernice' sulle loro case, con il pigmento blu venduto in vasi".

Non solo Chefchaoeun; Anche Jodhpur e Safed, altre due città blu, ospitarono all'epoca piccole comunità di ebrei in fuga, che usarono anch’essi il blu sulle facciate. Safed divenne nel XV secolo rifugio per ebrei espulsi nel periodo dell’Inquisizione dai 'Cattolicissimi Reali Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona', oltre ad essere la città natale della Cabala lurianica, uno dei principali bastioni per lo studio della Torah ed è una delle quattro città sante dell'ebraismo legate a simboli biblici, insieme a Hebron (terra), Tiberiade (acqua) e Gerusalemme (fuoco). Safed era associata all’aria, al cielo e quindi all’azzurro.

L’ipotesi di Marilina Pagliara, dunque, riguarda la possibilità secondo la quale anche Casamassima potrebbe quindi aver ospitato una piccola comunità ebrea, identificatasi attraverso il colore blu delle loro abitazioni.
Tale ipotesi risulterebbe sempre più certa e confermata dalla figura di Miguel Vaaz de Andrade, ebrea sefardita che nel 1609 comprò per 76.000 ducati il feudo di Casamassima, e dalla particolare architettura della città pugliese: nella ‘Scesciola’, quartiere del borgo il cui nome deriva da terminologie ebraiche, vi è un’abitazione con su impressa la stella di David, a sei punte.



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