Visual Storytelling app consigliate, da usare con moderazione

Visual Storytelling app: consigli per una narrazione 2.0. Tra frivolezze, bello oggettivo e arte. IOS, Android e Microsoft.
del 27/07/15 -

Visual Storytelling e visual storyteller ovunque.
Ma non sarà che molti stanno abusando di questa pratica?
È davvero un trend da seguire senza soluzione di continuità o ci sono dei limiti?
Quali le App per fare visual storytelling?

La pratica del raccontare storie e immergerle nel mondo digitale attraverso immagini ha radici profondissime, sin da quando i monaci, puntigliosi scribacchini, corredavano le traduzioni dei classici assieme a fantastiche miniature.

L'esigenza di rendere più fruibili i testi di un uomo moderno che non si fila più nessuno ha richiamato a gran voce la soddisfazione di un primario bisogno: la ricerca di una strategia in grado di catturare l'attenzione di un lettore-osservatore sempre più esigente e sempre meno disposto a perder tempo. Quello che legge deve essere interessante, se non è interessante che almeno sia gradevole agli occhi. Ed eccoci qui a preoccuparci su come sollazzare lo spirito del colto lettore.

Molti esperti consigliano ai propri clienti di fare del proprio brand una "storia da raccontare", di approfittare della tendenza allo storytelling e al suo appendice propriamente visual per accaparrarsi una fetta di user disposti a "seguire" contatti, profili e pagine, con moderata attenzione. Per accaparrarsi più engagement possibile la svolta epocale non può che essere la condivisione di storie emozionali, personali e quanto più possibile quotidiani vissuti di eroi 2.0.

Ma ve lo immaginate uno studio dentistico che racconta al suo cliente-utente web, la storia di come ha costruito il ponte al vecchietto di 70 anni? Potrebbe anche esser plausibile ma forse, e dico forse, mi aspetto che determinati tool vengano adoperati da chi si occupa di cose più frivole e per loro stessa natura "visual". Ad esempio lo consiglierei ad uno stilista emergente, ad uno che si occupa di artigianato e "fai da te", ad operatori turistici, a tutto il mondo degli artisti, dal cantante al pittore; loro che Che con il bello oggettivo ci lavorano.

Di app per fare visual storytelling ce ne sono a migliaia. Gratuite a pagamento, utili, meno utili. Per amore di sintesi, elencherò le app che secondo me sono quelle più gradevoli, per il loro risultato, per il facile utilizzo e per la qualità grafica che le contraddistingue.

In prima istanza ci rivolgiamo ai fanatici del mobile, agli AppleAddicted elencando un'app, disponibile su Itunes gratuitamente. Si tratta di Steller dedicata a tutti, sì "perchè chiunque ha una storia da raccontare" afferma la pagina informativa (ma di questo non ne sarei poi così tanto convinta), e poi c'è ArtStack prettamente riferita a chi è interessato o si occupa in qualche modo di arte.

Steller

Già dall'anno scorso è entrata a far parte delle app più utilizzare per fare visual storytelling, nasce per garantire ai suoi utenti la possibilità di creare e condividere le proprio foto e i propri video sotto forma di storia digitalmente fruibile. App simili danno all'individuo l'opportunità di rendere effettiva la convinzione di avere qualcosa di importante da dire agli altri. Come ogni prodotto targato Apple, l'impatto con la grafica del programma è molto intuitivo, grazie all'aspetto essenziale, minimal. Si sceglie il layout della copertina, il tema da adoperare, la tipologia di scrittura da inserire nelle pagine-foto successive e si procede con la pubblicazione in un gigantesco network che consentirà di entrare in contatto con tutti gli altri storyteller che lo utilizzano. Ebbene sì, questa la consiglierei ad una stilista o anche ai miei amici che non si accontentano di pubblicare foto e video sui social network.


ArtStack

Questa invece è dedicata a chi appartiene al mondo dell'arte, delle gallerie o dei musei, agli appassionati di mostre e vernissage o a chi per mestiere mette in forma l'arte in tutte le sue sfaccettature. È una piattaforma di condivisione di "narrazioni visual", ha già un paio di anni, e consente di entrare in contatto con mondi, visioni e storie che magari in altri modi non avremmo mai conosciuto. Perché il web se saputo usare può mostrare tutto il suo potenziale informativo e agglomerando i più disparati temi per interessi ( e casualità) può davvero arricchire l'uomo affamato di conoscenza. Lo consiglierei a tutti quegli artisti che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere. Anche qui ci troviamo difronte un'applicazione molto facile da adoperare: si scelgono le foto (o video), il layout, il tema e il font e si mette in scena la propria storia. Disponibile anche per sistemi Android.


Per i più proletari possessori di dispositivi mobili con sistema Android è possibile iscriversi su:

WeVideo

Nulla di nuovo sul fronte dell'utilizzo e delle modalità di condivisione delle storie da noi create. Semplice, carino e utile.


E per chi, come me, nonostante le dicerie, ha prefetito un Nokia con sistema operativo Microsoft c'è:

Lumia Storyteller

Le app del sistema sono sorprendentemente facili ed efficaci. Non me lo sarei mai aspettato. L'incompatibilità con le app "ordinarie" è facilmente sopportabile per la copiosa presenza di strumenti messi a disposizione da casa Gates, sempre facilissimi. Certo c'è sempre qualcosa di cui lamentarsi, ma per avere un servizio ultra-professionale è sempre meglio affidarsi a degli esperti, senza pretendere poi molto dal "fai da te".

Le visual storytelling app sono strumenti che in un modo o nell'altro aiutano il narratore a mettersi a nudo e a trovare soluzioni a quell'assenza di tempo (e denaro) che gli impedisce di aprire un proprio sito internet. Certo è sempre il passo consigliato ma il mondo è pieno di haters della famosa "back home strategy", in questo modo possono bypassare notevoli impasse e riuscire a promuoversi e raccontarsi senza mediatori, con efficacia e mantenendo contatti e network utili al proprio business. Certo nulla vieta di adoperare entrambi gli strumenti, ma tool intuitivi e immediati come questi possono contribuire a rendere meno impellente il bisogno di un blog in cui raccontarsi.



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