‘Viola di mare’ protagonista inconsapevole di una rivoluzione

Ieri sera alla Sala Murat di Bari, alcune delle protagoniste del film “Viola di Mare” erano presenti per parlare della “libertà di amare”, indifferentemente dai soggetti che lo compongono, perché l’amore non ha confini e né pregiudizi. L’incontro dibattito è stato promosso dal Comitato Undesideriocomune e dal Centro di Documentazione e Cultura delle Donne e a moderarlo Titti De Simone e Paola Zaccaria.
del 30/11/09 -

Sono intervenute : Valeria Solarino, una delle protagoniste del film, che interpreta il ruolo di Angela/Angelo, la regista Donatella Maiorca, la sceneggiatrice Pina Mandolfo e due delle produttrici, Silvia Natili e Giovanna Emidi, la terza produttrice assente al dibattito è Maria Grazia Cucinotta.

Un film “Viola di Mare”, che ha avuto consensi positivi da parte del pubblico, un po’ meno da quella della critica italiana, ma che in compenso sta restituendo grandi soddisfazioni alle protagoniste.
Il film ha vinto la 19° edizione del Nice Film Festival Usa 2009 di San Francisco e a Valeria Solarino è andato il premio speciale “Susan Batson” per la migliore interpretazione femminile.
Ad aprire il dibattito, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che nella frase “ consentire a un epoca così malata di essere attraversata da un raggio di bellezza” spiega tutto il quadro del film e del suo messaggio.

“Non posso immagine – prosegue Vendola – che nel mio Paese fra pochi giorni in alcune zone festeggeranno il White Christmas, non inteso come forma religiosa del Bianco Natale. Invece di abbattere le barriere si ergono. Questo non è sicuramente un tempo di raccolta è tempo di semina e non potremo ancora vedere i frutti”.
“E ciò accade perché la politica è altrove – procede il governatore - e considera questi argomenti come semplici discussioni domenicali. La politica di oggi non si lascia attraversare dalla vita e non considera la libertà. “Libertà” che è fatta di umanità piena”.

“ Viola di Mare è’ un manifesto della libertà femminile – interviene Pina Mandolfo – due donne che stabiliscono un patto epocale, rompendo i codici familiari e i pregiudizi. Ho avuto l’ispirazione dopo aver letto il libro “Minchia di re” di Giacomo Pilati e l’ho proposto a Donatella che ha subito accettato. Ho voluto che quest’ opera cinematografica fosse un film popolare con un linguaggio estetico ed accessibile a tutti”.

“Credo nella valenza morale e pedagogica del film – prosegue la Mandolfi – per questo ha inciso nel senso comune ed è per questo un film politico”.
“L’arte è sicuramente più libera della vita – incalza Donatella Maiorca - .
Ho scelto di dirigere questo film, in primis perché sono siciliana, una regione massacrata dall’ipocrisia e secondo perché sdoganizza una storia di libertà ma che è soprattutto una storia vera. Sapevo che dirigere un film in costume, avrebbe avuto poche possibilità alla visione popolare e che era rivolto ad un pubblico colto, ma va bene lo stesso ”.
“La domanda invece che tutti mi pongono – continua Donatella -e perché ho un cast tutto al femminile, ma nessuno si domanda perché Tornatore ha tutto il cast al maschile”.
“Quando ho seguito la regia del film non vedevo due donne che si amavano ma solo due essere umani innamorati”.

Valeria Solarino ha fatto rivivere la “sua” Angela in maniera naturale, perché la protagonista non sapeva di andare incontro ad una rivoluzione, perché priva di pali culturale e di modelli da seguire, lei voleva semplicemente Sara.
Non comprende la Solarino, quando dice che lo Stato protegge se una donna giovane sposa un uomo anziano solo per i suoi soldi, se una donna sposa un uomo che non ama, ma non ti appoggia se due esseri dello stesso sesso si innamorano.

Sicuramente i film non cambiano il mondo, ma permettono di poter vivere meglio, consentono come in questo caso di aprire dibattiti e scambi di vedute e arrivare al cuore delle persone, perché la società è spesso più avanti della scienza del governo e degli intellettuali.
Certo tutto questo deve essere supportato dalle istituzioni e dalla stessa politica perché se rimane passiva testimone degli eventi che cambiano diviene complice dell’ omofobia.

Anna deMarzo



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