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Salone Internazionale del Ciclo e Motociclo 2010

Il parere del Design Manager Jacopo Bargellini
del 04/11/10 -

Per essere un momento di crisi, il Salone Internazionale del ciclo e motociclo di Milano l’ho trovato piuttosto interessante, con diverse novità di design e tecnologia, anche se, forse, un po’ caotico nella sua disposizione, senza percorsi tematici o raggruppamenti di marchi, ne tantomeno di categorie di prodotto o divisioni merceologiche: tutto insieme, bici, moto, accessori, creme speciali, marmitte e frizioni, custom e cineserie.
Ciò detto, vorrei partire dal “basso”, parlando subito di scooter, ed in particolare del nuovo quattro ruote della Quadro, di cui avevo già avuto modo di apprezzare le performances e la linea strepitosa su youtube.
A vederlo dal vero, durante la conferenza stampa, sembra impossibile che abbia l’agilità che dimostra nei video, perché l’effetto quattro ruote richiama subito alla mente l’automobile, ma le sue doti di “anguilla” cittadina e di commuter extraurbano sono invece già sottolineate dall’opzione proveniente da quattro polizie mondiali, tra cui quella newyorkese, di cui era presente un esemplare, e, sembra, anche quella italiana.
Sulle strade dalla primavera del 2012, si annuncia un successo sicuro.

Sempre in tema di scooter, sono rimasto particolarmente colpito dalla linea del prototipo Garelli X 2012, spettacolare proposta elettrica con ruote senza mozzo, una sinuosa sella flat ed una carrozzeria ricoperta di celle solari con grafica a nido d’ape su fondo blu.
Peccato per la sua collocazione, dietro una colonna, quasi del tutto nascosto alla vista: d’altronde la grandezza di un marchio non è data solo dal prodotto, ma dalla sua capacità di fare sistema, che, in questo caso, era del tutto assente.

Vecchia la nuova proposta di Lambretta,la frase può sembrare un controsenso, ma la spiegazione è semplice: mentre molti marchi nuovi, come ad esempio la coreana Sym , fanno dei finti veri Retrò puri, un marchio storico come la lambretta avrebbe dovuto affrontare il mercato con una linea retrò future, in cui, dietro linee nuove, fosse riconoscibile la lambretta di una volta, esattamente quello che ha fatto la Fiat con la 500.
Peccato.
Per finire con gli scooter, due parole sulla nuova, incresciosa proposta di BMW, che passa dalla genialità di alcuni modelli alla completa deriva ( vedi il progetto c1) di altri.
Premetto: magari il concept C sarà un successo ( ne dubito fortemente) , ma non mettetegli il marchio BMW, con la sua linea stile Giudice Dredd, con le sue gomme nere e blu, con il suo frontale stile Batman, la sua carena alluminio visivamente pesantissima vista di tre quarti anteriore.
Totale la sua estraneità al marchio BMW, incomprensibile la scelta di lanciarsi in un settore affollatissimo di marchi assai più reputati per questa tipologia.
E’ tutto troppo, perfino le telecamere al posto dei retrovisori, irritante ed inutile tecnicismo in un mezzo a due ruote.

Allora meglio la coerenza della KTM, da molti anni eccessiva nelle linee tagliate, nei contrasti arancioni e neri, negli sbalzi verticali anteriori come quello della 450 Rally, talmente alto da far assomigliare la moto ad una giraffa.
Ma qui è facile, immediato dire, anche da lontano “ è una KTM”, e la riconoscibilità del Brand è un fatto assai importante.

Eccessiva negli spigoli netti, nei cavalli ( 180) e perfino nella sigla, la 1190 RC8R è pur tuttavia anch’essa riconoscibile chiaramente come una KTM, per il suo carattere tagliente ed irrequieto forse però tradito dall’improbabilità del cupolino, con una protuberanza che ricorda una proboscide di tapiro e/o un becco d’anatra, una sorta di ornitorinco motociclistico.

Eleganti, elegantissime le Husqvarna, strettamente in bianco e rosso o nero e bianco, alte e filanti, usano il design polygon con rara grazia e maestria, con dettagli di fino come il tappo del serbatoio in alluminio anodizzato rosso che conclude la splendida linea della sella prima che cominci il parafango posteriore.

Su tutte le Husqvarna, la Mille3 ( però presentata nello stand BMW accanto allo scooter concept C: al di là di un fatto di proprietà, ma che senso ha?) non certo la più bella, ma talmente assurda da assumere senz’altro il ruolo di regina della festa.
Un concept trasversalmente assoluto o assolutamente trasversale, una muscle custom cruiser supermotard con il baricentro di una trial, con un motore enorme, una vita di vespa ed un porta targa come un perizoma ammiccante sul generosissimo pneumatico posteriore.
Vista da dietro senz’altro la più sexy del Salone, giano bifronte però, col suo cupolino anteriore concavo bianco, stile bavaglino e con l’occhio ciclope.
Tanto di cappello per aver osato anche alla Ducati, dove, senz’altro più commerciabile della Mille3 ma forse meno spontanea, montata da due amazzoni un po’ decadenti si svelava la Diavel, una sorta di Frankenstein motociclistico dove grosse prese d’aria laterali stile V-max si accoppiano ad un frontale stile V-rod, con un ¾ posteriore con mezzi trombetti sdoppiati Una street fighter un po’ pasticciata, visivamente pesante, però aggressiva, e Ducati per forza, non fosse altro che per il telaio a traliccio smaltato in rosso lucido.

Ancora di più, molto di più, era possibile vedere alla CRS, marchio amatoriale milanese “ Fada su a Milan conte l coeur e cont i man” come recita il payoff del marchio, dove il concetto di trapianto è radicato nel DNA del Brand che fa dell’aspetto meccatronico, a metà tra il Biotech di Alien ed il Tecno Tech di Trasformers l’elemento distintivo.
Tubi, griglie, radiatori bulloni cromati, alettature, placche scritte in Milanese, piastre pantografate, dettagli circolari passanti, leveraggi, marmitte a salame, carene funzionali, un motore enorme, e poi due ruote in lega stile raggi, tre dischi fuori misura, un manubrio ed una sella.
Le CRS: Dream Fighters, particolari, aggressive, potenti, vistose, curate nel dettaglio, perfette per il bar, sicure per il cucco.
Eleganti no però, allora meglio chiamare Lazareth e farsene fare una su misura: costerà di più, ma il cliente di CRS non ha certo problemi di soldi.

Latitante il Giappone, unica degna di nota , ma già vista, la VT 1300 CX, ovvero come arrivare alla serie da un Chopper e non viceversa
Ma qualcuno conosce le Victory?


Jacopo Filippo Bargellini

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