Risultati televisivi nell'anno della rivoluzione digitale

L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 402 - gennaio 2010 - di Anna Rotili - Linee di tendenza in atto in TV
del 22/01/10 -

Si è appena concluso un anno molto complicato per la televisione, in cui l’esplosione della tivù digitale, trainata dagli switch off di regioni molto popolose come Lazio, Campania e Piemonte, è coincisa con la crisi finanziaria dei broadcaster per la contrazione della pubblicità.
Rai e Mediaset (ma anche Sky) si sono trovati a ripensare strategie industriali e sull’offerta e a riallineare tutti i costi e, nel tirare i cordoni della borsa, buona parte dei tagli li stanno scaricando sul prodotto e il settore produttivo. Nel mirino è entrata principalmente la fiction che è il genere più costoso. Sia Rai che Mediaset hanno decurtato i budget e stanno imponendo una riduzione dei costi unitari. Una mannaia calata sul mondo dei contenuti da cui si vedranno gli effetti sulla programmazione già in parte nel 2010 e soprattutto nelle stagioni successive, mentre l’offerta del 2009 ne è uscita tutto sommato indenne.
Come se l’è cavata lo scorso anno la fiction trasmessa sulle reti di Rai e di Mediaset? Il résumé di fine anno che facciamo come di consueto con la collaborazione di Barometro, l’istituto di marketing di Luigi Ricci, riflette una fotografia abbastanza in linea con il 2008. Gli ascolti hanno tenuto, anzi sono in leggero aumento sull’anno precedente che aveva registrato una flessione. Certo la fiction non fa più gli ascolti di un tempo, non ci sono più i 10 milioni di spettatori e neppure gli otto. Ma non è una novità. “C’è invece un fatto nuovo”, dice Ricci. “Il 2008 era stato l’anno dell’overdose di fiction, nel 2009 la fiction è stata meno programmata, segnale dello stato di crisi che si è aperto”.
Secondo i dati di Barometro la fiction, nell’insieme delle reti pubbliche e commerciali, ha perso 45 collocazioni e sono tornati a salire i film e i telefilm. “Rai e Mediaset sono focalizzate sulle infrastrutture del digitale e la sfida tra le piattaforme e Mediaset, in particolare, sta spingendo molto la sua pay tv”, prosegue Ricci, “ed è naturale che col minore gettito pubblicitario i broadcaster ricalibrino i loro investimenti sui palinsesti tenuto conto che devono valorizzare anche i nuovi canali digitali. E la fiction, che è un prodotto ad alto budget, viene vissuta, in questo nuovo contesto, come un investimento meno sostenibile di prima”. Fatta questa premessa, il racconto italiano però si riconferma un genere portante per Raiuno e Canale 5 “e quasi più strategico per l’ammiraglia commerciale”, spiega Ricci. “Infatti guardando la graduatoria dei programmi più visti dell’anno Raiuno vince con Sanremo, con il calcio e con la fiction, mentre Canale 5 ha solo varietà e fiction. (Segue sul numero di Prima Comunicazione di Gennaio 2010 in edicola).



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