Ricerca e Sviluppo: l’innovazione che fa bene alle imprese

Innovare ha spesso ricadute positive: oggi, grazie all'ultima Legge di Bilancio, ricerca e sviluppo significano anche credito d’imposta.
del 01/03/18 -

Innovare ha spesso ricadute positive: oggi, grazie all’ultima Legge di Bilancio, ricerca e sviluppo significano anche credito d’imposta.


Una azienda che investe Ricerca e Sviluppo è sempre guardata come a una realtà sana e produttiva. Oggi ancora di più.

Forse stiamo uscendo dalla crisi, almeno così ci dicono. Ma l’economia ha ancora bisogno di una spinta. E allora la parola giusta è INNOVAZIONE. Le aziende italiane devono ri/ innovarsi, essere competitive in Italia e nel mondo. L’Istat ci dice che la propensione innovativa è ancora scarsa nelle piccole e medie imprese, mentre è buona nelle grandi imprese. Per colmare questa disparità, il Fisco ci dà una mano e fa diventare l’attività di ricerca e sviluppo un’attività premiale. Che dire: finalmente stiamo capendo che per essere produttivi non bastano buona volontà e perseveranza in situazioni di crisi: servono anche Ricerca, Innovazione e Investimenti.

La Legge di Bilancio ci regala quindi un credito d’imposta in ricerca e sviluppo raddoppiato: aliquota al 50% per tutte le spese (a differenza delle disposizioni in vigore al 2016 che prevedevano il 25% di credito d’imposta per l’ammortamento di investimenti strumentali) e del 50% per l’assunzione di personale qualificato. Ma vediamo qui di seguito in dettaglio.


IN COSA CONSISTE

A tutte le imprese, reti di imprese e consorzi, che effettuino investimenti incrementali, rispetto alla media del triennio 2012/2014, in attività di ricerca e sviluppo, è riconosciuto un credito d’imposta pari al 50% della spesa incrementale sostenuta nell’anno. Il credito è spendibile, senza presentazione di alcuna istanza, senza partecipare ad un bando e senza l’incertezza e l’attesa di graduatorie.

Per l’ammissibilità al credito d’imposta per ricerca e sviluppo le imprese sono tenute a predisporre autonomamente un’apposita documentazione dalla quale risultino: gli elementi di novità che il progetto intende perseguire; l’individuazione degli ostacoli di tipo tecnico e scientifico al cui superamento sono legati i lavori svolti; e infine l’avanzamento di tali lavori nell’ambito dei periodi d’imposta agevolabili. Il chiarimento arriva dal Ministero dello Sviluppo Economico che detta le linee guida per le imprese che intendono agevolare l’attività di ricerca.



CHI PUO’ ACCEDERE

Il bonus è riconosciuto a tutte le imprese, indipendentemente dalle dimensioni aziendali, dalla forma giuridica, dal settore di attività e dal regime contabile adottato.



QUALI SPESE

Le spese devono rientrare nella seguente elencazione tassativa prevista dal legislatore:


  • strumenti ed attrezzature di laboratorio;

  • competenze tecniche e privative industriali;

  • personale impiegato in attività di ricerca e sviluppo, sia inquadrato con contratto di lavoro dipendente, sia con contratto di somministrazione lavoro, sia in forma autonoma purché eserciti l’attività di ricerca e sviluppo presso l’impresa beneficiaria;

  • contratti di ricerca con Università/Enti e organismi di ricerca/altre imprese;

  • compenso al Revisore Legale o al Collegio Sindacale per la certificazione contabile dei costi (obbligatoria per il riconoscimento del credito), nel limite di euro 5.000,00.




COME VIENE EROGATO IL CREDITO D’IMPOSTA

L’agevolazione consiste dunque in un credito d’imposta da indicare direttamente in Dichiarazione dei Redditi, da utilizzare in compensazione con qualsiasi imposta pagabile tramite modello F24.



VANTAGGI

Il vantaggio per le imprese è automatico in quanto, ricorrendone i requisiti e previa certificazione dei costi ad opera di un Revisore Legale o del Collegio Sindacale, il credito è spendibile, senza presentazione di alcuna istanza, in compensazione con qualsiasi imposta pagabile tramite modello F24. Inoltre vi è la possibilità di cumulo per il credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo con altre agevolazioni a patto che il contributo non ecceda il 100% della spesa. Infatti, non trattandosi di un aiuto di stato ma una misura di carattere generale, non rileva ai fini del calcolo degli aiuti de minimis. Pertanto l’effetto incentivante è potenziato dalla possibilità di cumulare il bonus R&S con una serie di incentivi nazionali per le imprese: Sabatini ter, super-ammortamenti, Patent box e ACE.



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