Recensione di Valentina Marin sulle “Visioni” di Sandro Frinolli Puzzilli.

Valentina Marin, dopo un approfondito studio delle opere fotografiche di Sandro Frinolli Puzzilli, ha raccontato le sensazioni emerse.
del 06/11/12 -

Visioni è il titolo del ciclo di opere fotografiche presentato dall’artista Sandro Frinolli Puzzilli in una mostra personale che raccoglie i frutti di una ricerca durata alcuni anni. Protagoniste sono trentatré fotografie a colori e in bianco e nero, nate dal desiderio dell’artista di indagare la realtà negli elementi della natura e delle forme del cibo. La fotografia, storicamente interpretata come mezzo tecnologico in competizione con la pittura, il cui uso era finalizzato alla gelida documentazione del reale, diventa nelle mani dell’artista uno strumento pittorico di rivelazione e di illusione. Il percorso di ricerca di Sandro Frinolli Puzzilli, iniziato con la sperimentazione cromatica, porta ben presto l’artista a maturare l’idea che l’assenza dei colori possa acquistare un significato ricco di sfumature espressive se congiunto ad un taglio fotografico e ad un punto di vista individuale e soggettivo. Attraverso questa crescita artistica SFP supera il pregiudizio dell’uso del bianco/nero come scelta impersonale e volontà di distacco dal soggetto ripreso: l’ottica ravvicinata, la negazione della posa simmetrica, il sapiente uso della costruzione delle immagini attraverso la modellazione della luce, rendono particolare morbidezza e rotondità a ciò che si manifesta nella tela, creando un grande senso di profondità e collocando il soggetto in uno spazio senza tempo.
C’è dell’altro: le Visioni non sono solo impressioni che traducono in forma visiva le emozioni dell’artista di fronte alla realtà, ma anche immagini mnemoniche che producono un impatto immediato ed empatico sul pubblico. Il taglio minimalista della scena, illumina gli elementi della natura quotidiana di una luce diversa, di un bagliore straniante che sollecita lo spettatore a ricondurre le figure ad un ricordo ben definito e impresso nella mente.
Il risultato, ben visibile in questa occasione, rispecchia la molteplicità dei punti di vista: i visitatori inventano un percorso di lettura ogni volta diverso, trasformandosi in veri e propri critici d’arte e azzardando interpretazioni guidate dalla forza dell’istinto; cercano un legame tra l’oggetto e la propria esperienza di vita; rimangono colpiti e affascinati dalla nuova realtà che si presenta davanti.
Così, negli scatti dell’artista, le forze della natura svelano impressioni fisse nella memoria degli spettatori, tratteggiano sembianze umane ed estraggono sensazioni ed emozioni: l’acqua e il fuoco prendono forme mitologiche e ci riportano alle radici dell’umanità, in un gioco di condivisione collettiva che inconsciamente ci appartiene. Nel Mangiatore di uomini riconosciamo Saturno che mangia i suoi figli e lo mettiamo subito in relazione con le immagini delle divinità Ira, Atena e Pegaso. L’ Urlo di ghiaccio ci offre l’occasione per identificare il dio dei mari Poseidone nella figura dell’uomo che emette ghiaccio; infine, rimaniamo rapiti dalla potente immagine del Filosofo, che interpretiamo come soffio del dio dei venti, Eolo.
Le molteplici forme del cibo si trasformano nell’occhio del mirino prestandosi ai riferimenti più svariati e alludendo a campi di significato diversi, in questo caso alla sfera del sesso e della sensualità, un punto di vista che riflette la mediterranea concezione del cibo, un piacere sensoriale, quasi fisico. Ecco perché di fronte a queste immagini fotografiche non siamo invasi da quel senso di malinconia che l’isolamento della natura sulla tela ci spingerebbe a provare, ma siamo attratti dal desiderio di tutta quella golosità, siamo stimolati da quelle rappresentazioni che si imprimono sulla fotografia in tutta la loro organicità. Così, al posto di un semplice peperone alcuni scrutano forme genitali maschili, altri la figura di un guantone da box; al posto di un formaggio c’è chi intravede un’antica anfora romana, e chi coglie una strana creatura vivente in procinto di muoversi. Altre volte ancora il cibo è allegoria di qualcosa di più profondo: le tele ci raccontano le fasi della vita amorosa dell’uomo con la donna, dal corteggiamento (Inchino), al primo timido incontro (Bacio), fino all’esperienza del parto (Attesa) e alla vecchiaia (Declino).
Insomma, l’attività creativa dell’artista rappresenta solo una parte del processo semiotico ed estetico di formazione dell’opera. Al resto pensa il pubblico, che è invitato a contribuire alla costruzione dell’immagine e alla formazione del suo significato. “Opera Aperta”, quindi, definirei questo progetto, dal momento che le fotografie di Sandro Frinolli Puzzilli si completano solo con la percezione visiva di chi la guarda e con essa prendono vita. Ad ognuno l’opportunità di decidere le associazioni tra ciò che vede e ciò che appare nell’immagine, non sempre corrispondenti all’idea che ha voluto dare l’artista al momento dell’esecuzione.
L’impressione è che venga a crearsi un livello empatico tra spettatore ed esecutore; se da una parte il pubblico gioca e si diverte con l’opera, dall’altra parte l’artista abbandona i netti confini della realtà e penetra nella sfera dell’immaginazione, si emoziona e riflette sulle opinioni e sulle interpretazioni che accendono in lui nuove possibilità di inventiva. Il miglior consiglio per godere a pieno delle sue fotografie è di liberare la fantasia, di rievocare le tracce del pensiero e di farsi trasportare dalle immagini che si intravedono al di là della Finestra dei sogni.

Valentina Marin

Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Sandro Frinolli Puzzilli
Responsabile account:
Sandro Frinolli Puzzilli (Responsabile pubblicazioni)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere
Stampa ID: 184098