Recensione al vol. L'opera del vento di Maura Del Serra a cura di Ninnj Di Stefano Busà

Maura Del Serra nel suo volume monografico: L'opera del vento. Ed. Marsilio
del 03/06/11 -

di Ninnj Di Stefano Busà



"L'opera del vento" di Maura Del Serra abbraccia un lavoro poetico che va dal 1965 al 2005 e sviluppa una ricerca stilistico-sperimentale liricamente risolta, un lavoro tensionale, uno scavo verso le sorgenti dell'intima e dogmatica presenza che è frequentazione e dono di soggetti e oggetti affini alla poetessa. Il volume raccoglie la vasta produzione della scritrice-poeta che è anche drammaturga e saggista, in grado di dare il meglio di sé in ognuno di questi versanti.

Dotata di un eccellente patrimonio lessicale e di una splendida e sentenziosa penna, ci illustra e ci accompagna negli spazi siderali del suo iperuranio inconscio, del suo itinerario mitico-classico che rasenta la modernità, (appena un poco) e solo attraverso quello strumento che si riferisce alle fatiche meditative di un caleidoscopio cosmico, mai svuotato, mai impreparato o reprobo verso la -pietas- creaturale del mondo: un mondo fatto a immagine e somiglianza di un sistema riproduttivo di forme e nomi, volti, personaggi, interrogativi, enigmi, storia e ascendenze, allocuzioni ed emozioni, che indulgono alla vicenda di ciascuno e di tutti.

In questa poesia vi ho trovato un mondo di bellezza erudito, eppure sobrio, per antica saggezza e virtù della lingua: un linguismo moderno e asciutto, portato a dare il meglio di sé in approfondimenti di pensiero che sono l'uligine, il nutrimento terragno e l'humus umorale della poetessa, il suo farsi carne e sangue della stessa materia del mondo, il suo rifiuto ad un decadentismo ottocentesco, che ben opportunamente opta per un classico sentenzioso e asciutto, senza fronzoli, con la caparbietà di armonizzare il frutto dell'esperienza ad un senso evocartivo della storia, dandogli una statura intellettuale e umana che rimanda alla poesia dei grandi e si traduce infine in pluralismo di assonanze, di metafore, di accenti particolarmente attrattivi e simbolicamente sviluppati attraverso una musicalità e un ritmo orchestrati verso l'alto.

Una gioiosità di fondo vi persiste, seppure ammaestrata e resa docile dal coinvolgimento di antifatti elettivi di rara perizia e certamente di elezione.

La poetessa è anche docente universitaria e sa portare alla luce i molti studi fatti su autori come Holderlin, Rilke, Dickinson, Pasternak, Eliot, etc. per giungere fino ai nostri: Saba, Luzi , Rebora.

Una studiosa immersa nella ragione del suo patrimonio strutturale denso di intellettualità evocativa, una lucida ed estrema interezza lessicale che si avvale di riferimenti metrico-sapienziali in una grazia di tecniche e di simboli trasfigurativi, di suggestioni sempre prossime ad essere riscoperte, guadagnando in chiarezze e sovrapposizioni lessicale che la portano a superare la sua tendenza all'ermetismo in uno sviluppo tensionale ormai riconoscibile e apprezzabile, che vira verso altre forme espressive che completino la già riuscita e felice forma lirica e la proiettino verso dimensioni più vaste di purezza sillogica.

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