Quarta rivoluzione industriale: come cambierà il lavoro grazie alle imprese 4.0

La cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale è iniziata da tempo anche in Italia...
del 21/11/19 -

La cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale è iniziata da tempo anche in Italia: questo processo condurrà a una produzione industriale del tutto interconnessa e automatizzata, perciò è utile capire come sta cambiando il mercato del lavoro e, soprattutto, chi ci guadagna e chi ci perde con la digitalizzazione dell'industria.

Per consultare rapidamente dei dati e individuare le tendenze in atto, è utile leggere l'infografica sul futuro del lavoro realizzata da Recovery Data azienda specializzata in recupero dati da qualsiasi device.

Quali sono le criticità e i vantaggi della robotizzazione del lavoro? Le risposte devono tenere conto di molteplici aspetti:

- Il 45% dei lavori sono già sostituibili dalle tecnologie
- 2 milioni di nuovi posti di lavoro creati
- 7 milioni di posti di lavoro persi
- 3.200.000 robot nelle aziende entro il 2023

Queste stime sono in parte preoccupanti ma occorre pensare che molti lavoratori saranno riqualificati e probabilmente avverrà una “skill revolution”, cioè saranno favorite abilità come il problem solving, il pensiero critico e la creatività.

Per quanto concerne il nostro Paese, si tratta di “cogliere a pieno i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro”, come afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

Impresa 4.0 e robotizzazione

Un dato del tutto positivo che riguarda l'Italia è quello di essere il secondo produttore di robot in Europa, dopo la Germania, con una crescita che nel corso del 2018 è stata del 19% rispetto all'anno precedente.
Il valore del mercato mondiale della robotica salirà, secondo i dati diffusi dalla GlobalData, dai 98 miliardi di dollari odierni fino ai 275 miliardi di dollari nel 2025.

A fronte di questo risultato che pone l'Italia fra i protagonisti della futura robotizzazione, c'è ancora un ritardo da scontare per molte aziende, poiché solo il 14% delle aziende ha raggiunto uno stato più avanzato di sviluppo digitale, in base alle ricerche dell'EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019.
Il 49% delle aziende, invece, ha iniziato a porre le basi per la gestione digitale dei processi, mentre poco più di un terzo delle aziende esaminate (37%) si trova in una fase sperimentale di trasformazione digitale e ha implementato soltanto dei progetti pilota di integrazione verticale all’interno dell’azienda.

Per ora, dunque, persistono differenze fra i Paesi che hanno intrapreso il percorso della robotizzazione, con la Germania nel ruolo di precursore, la Gran Bretagna che rimane per ora arretrata su questo tema, e gli Stati Uniti che tentanto di approcciare questa trasformazione con modalità diverse, allo scopo di aumentare la produttività e di diminuire i costi.

In questo frangente sappiamo che il mercato del lavoro cambierà profondamente nei prossimi anni, ma non dobbiamo temere la perdita dei posti in quanto, molto probabilmente, una maggiore automazione comporterà un minore ricorso all'uomo ma anche uno sviluppo di competenze che, fino ad ora, non sono state richieste.

La dimostrazione di ciò sta nel dato che riguarda i lavori che svolgeranno i nati tra la metà degli anni Novanta e il 2010, impieghi che al momento ancora non esistono.

Infografica

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