Il Museo Regionale di Messina

Caravaggio, Antonello da Messina, Mattia Preti e l’arte figurativa messinese dal secolo XII al XVIII, con le collezioni di dipinti e sculture, oggetti d’arte e manufatti decorativi
del 31/12/19 -

Il Museo Regionale di Messina illustra principalmente l’arte figurativa messinese dal secolo XII al XVIII, con le collezioni di dipinti e sculture, oggetti d’arte e manufatti decorativi ordinate secondo un criterio cronologico.

Del prezioso tesoro proveniente dalla Cattedrale di Messina, il pregevole Ramo fiorito in oro, smalti, perle e smeraldi di orafo messinese fine del XVII secolo, gli unici gioielli esposti sono quelli delle Due corone di sacra immagine, opera di oreficeria siciliana dell’inizio del XIV e del XVII secolo. Gli altri gioielli, che erano collocati entro una teca a loro dedicata, sono tuttora custoditi nei depositi nel Museo.

Le opere marmoree

Anonimo del XII-XIII sec., leone stiloforo
Nel Museo sono presenti cospicui esempi della produzione marmorea. A maestranze bizantine appartengono il capitello cilindrico con foglie d'acanto, palmette e girali, e il capitello corinzio con trafori e fregi geometrici a losanghe nell'abaco.

Ad artisti d'epoca normanna (secolo XI) è attribuita la coppia di pilastrini con iscrizioni cufiche e motivi fitomorfi. Un secolo dopo fu eseguito il fonte battesimale di Gandolfo, firmato e datato (1134), con quattro testine lavorate a mezzo tondo. Sempre nello stesso periodo a maestranze normanne è attribuito il capitello marmoreo con foglie d'acanto e viticci, mentre il capitello con uccelli e volti umani è gotico.

Proveniente dalla chiesa di San Nicolò e attribuita a maestranze locali quattrocentesche, si trova esposta la pila con raffigurazioni di santi a mezzo busto lungo la fascia esterna.

Inoltre, nell'atrio interno del Museo sono stati ricomposti alcuni portali, provenienti da chiese distrutte, come quello trecentesco della chiesa di Santa Maria della Scala, con tralci di vite e grappoli d'uva nella fascia degli stipiti e nell'architrave. Invece, il portale, con colonne di fusto scanalato su alta base decorata con motivo a grottesca e girali fitomorfi, il sarcofago, con ornamentazione zoomorfa e nastriforme alternata ad erme, e la lapide marmorea con mostri marini appartengono al XVI secolo e mostrano spiccato gusto tardo-manieristico.

Si ricordano i pannelli lavorati a mischio, opera di maestranze messinesi, che seppero accordare ai timbri locali esperienze cromatiche e prospettico-illusionistiche del barocco romano e napoletano. Una quantità notevole di tali tarsie a marmi policromi, testimonianza residua della ricchezza decorativa degli interni delle chiese cittadine fin dagli inizi del Seicento, venne raccolta nel Museo dopo il sisma.

Gli intarsi
Messina fu probabilmente la prima città siciliana ad ospitare artigiani bizantini esperti nella lavorazione a intarsio, in cui veniva usata a comporre elaborati disegni la tecnica a “mischio”. Questa consisteva nell'inserimento di scaglie e tessere di marmo di diversa cromia (perlopiù di provenienza locale) e di una particolare sostanza vetrosa dalla colorazione azzurrina tipica dell'area messinese.

Gli esemplari di tarsie marmoree esistenti nel Museo provengono in gran parte dalle distrutte chiese di San Nicola e di San Gregorio: le colonne intarsiate lungo il fusto e nella base (XVII sec.), il paliotto con motivi floreali, uccelli e stemma vescovile centrale entro due riquadri delimitati di fasce di cromia contrastante, e ancora il gruppo di lastre a tarsia marmorea con lapislazzuli e pietre a pasta vetrosa e la lastra con grande insegna araldica.

Alla prima metà del secolo XVII appartengono, inoltre, due pannelli a tarsia: uno con motivo prospettico, tavola imbandita e pavimento a riquadri, l'altro con fontana centrale e pesci guizzanti (attualmente collocati in magazzino).

È esposto infine un pannello murale a tarsia con effetti prospettici e illusionistici raffigurante un portello girevole da clausura nei cui ripiani sono collocati vari oggetti d'uso quotidiano.

Il materiale ligneo
Il materiale ligneo comprende le travi dipinte a tempera dei secolo XIII e XIV provenienti dal soffitto del Duomo e raffiguranti Angeli guerrieri, San Giorgio e Giona che esce dalla bocca della balena.

Sono esposte inoltre opere eseguite con tecnica a mosaico da mosaicisti messinesi: la Madonna in trono, di epoca angioina, ma bizantineggiante nella “razzatura rilucente d'oro” (Consoli) e la duecentesca Madonna della Ciambretta, opera di maestranze bizantine e locali che operavano insieme in quel dato momento storico.

Ancora a quel periodo appartiene la Croce stazionale attribuita a alla bottega di Giunta Pisano. È presente un crocifisso in legno policromo appartenente ad un autore probabilmente della metà del secolo XV. Un altro reperto esposto è l'Arca funeraria di Francesca Lanza Cybo (1618) in bronzo dorato, marmo, legno e rame sbalzato.

Gli arredi sacri
Fra gli arredi sacri sono notevoli: un graduale inedito del 1481 opera di un frate dalmatico, proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Gesù Inferiore, la tonacella con ricami di pavoni, testine ed uccelli in seta policroma su fondo avorio, il paliotto detto della Ciambretta del secolo XVII lavorato a ricami con fili d'oro ed argento, perline, coralli e pietre dure, i settecenteschi paliotti in lamina d'argento e rame sbalzato, la croce astile del secolo XVII con il Crocifisso e l'Immacolata in lamina d'argento lavorata a sbalzo e cesello, il braccio reliquario di Sant'Alberto dei secoli XVI e XVII, il reliquario a forma di croce in argento e cristallo di rocca, il settecentesco ostensorio in argento e rame dorato con globo sormontato dal pellicano.

Opera di maestranze messinesi quattrocentesche sono ancora la croce astile in bronzo con figure di profeti e di santi incise su smalti e la pisside, datata 1614, lavorata a sbalzo e a cesello, inedite entrambe.

Dalla bottega di Francesco Donia proviene il calice, datato 1667, riccamente lavorato con testine alate, scudi ovoidali, cartocci alternati a corone e foglie lanceolate nel bordo della base. Opera di maestranze locali sono anche i diademi in argento dorato dei secoli XVI e XVII. Infine, sempre della seconda metà del secolo XVII e proveniente dalla chiesa di San Paolo, è la pregevole Croce in bronzo e corallo che presenta molti riscontri con esemplari analoghi di scuola trapanese.


Ottima sistemazione ha trovato la berlina del senato messinese, proveniente dal Palazzo Senatorio, lavorata ad intagli e a tuttotondo con fregi in legno dorato, opera pregevole di Domenico Biondo, con scene dipinte a fresco da Letterio Paladino (1742).



Il Museo è un vero laboratorio di ricerca e di studio non solo per gli addetti ai lavori: mediante l'istituzione di corsi di restauro, è possibile formare nuove professionalità – come capacità di conoscere i materiali, dal dipinto al tessuto, dalla ceramica al ferro battuto, dal marmo all'oreficeria –, uniscano la conoscenza di tecniche antiche e nuove.

Opere Principali.

Caravaggio
Adorazione dei pastori
Resurrezione di Lazzaro.

Antonello da Messina
Polittico di San Gregorio
Madonna col bambino benedicente e un francescano in adorazione.

Colijn de Coter
Deposizione.

Mattia Preti
Madonna della Lettera
Antonello Gagini

Edicola
Madonna col bambino
Madonna degli Angeli.

Mario Minniti
Miracolo della vedova di Naim
Decapitazione del Battista
Circoncisione
Madonna del Rosario.

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Maura Capanni (Corrispondente settore cultura)
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