Morano Calabro (Cs) - Alle stampe una monografia di Antonella Schifino sulla Congregazione Coloritana

Un elegante volume, vergato da una debuttante, Antonella Schifino, racconta fatti e alterne fortune legate al romitorio e alla congregazione fondata nel 1545 ai piedi del Pollino da fra Bernardo Milizia da Rogliano.
del 18/10/11 -

Morano Calabro (Cs) - “IL CONVENTO DI SANTA MARIA DI COLORITO E LA CONGREGAZIONE COLORITANA (Contributo alla storia di Morano Calabro)”. Un elegante volume - edizione fuori commercio - vergato da una debuttante, Antonella Schifino, racconta fatti e alterne fortune legate al romitorio e alla congregazione fondata nel 1545 ai piedi del Pollino da fra Bernardo Milizia da Rogliano. Uno studio interessantissimo, impreziosito da una delicata veste grafica, ricco di contenuti e spunti inediti, che associa ai rigori del metodo scientifico una sobria ma raffinata forma dialogica che rende il testo scorrevole e leggero; si legge d’un fiato. Che non sia la solita scopiazzatura da elaborati già noti, si capisce, anzi appare lapalissiano già scorrendone le prime pagine. Arricchito da numerose tavole fotografiche e sezioni schematiche, il risultato è frutto di lunghe e certosine ricerche, de visu et in loco, innervate da una sconfinata passione per le vicende patrie. Uno studio sistematico, che consegna alla collettività un valido strumento di conoscenza delle proprie radici e consente alle nuove generazioni un’avvincente full immersion negli intrecci del passato. Ampia e minuziosa, la monografia sul ritiro di “Colloreto” (così approda a noi l’odonimo dopo aver subito diverse contaminazioni nel corso dei secoli) offre la possibilità di sgrovigliare intricate matasse e sciogliere incertezze che riguardano: l’abitato di Morano e l’ubicazione al suo interno di architetture monastiche; la toponomastica rurale; le produzioni artigianali, agricole e faunistiche; la dimensione sociale delle confraternite e il loro peso sull’economia reale. Notevoli le informazioni che si ricavano circa la morfologia della parte alta del centro storico. Valga su tutte la vexata quaestio dell’“Ospizio” rintracciato nell’attuale Via S. Maria d’Itria: la Schifino sostiene esser stato istituito dai seguaci di Bernardo – a cui antepone, forse con un po’ di audacia, l’appellativo di “padre” - mentre altri sostengono essere appartenuto e fatto costruire dai Fatebenefratelli di San Giovanni di Dio. Nel libro si parla poi dell’esistenza in Piazza Croce di un altro ospizio, verosimilmente inaugurato a seguito della dismissione del primo ricovero. Qui la giovane autrice confuta anche il Cappelli, quando afferma essere stata l’ospedalizzazione prerogativa esclusiva dei religiosi infermi, e non già di pellegrini e viandanti come sostenuto dal citato compianto concittadino. Due documenti considerevoli, poi, riferiscono l’uno della concessione dei terreni e della chiesa di “Colorito” al Roglianese da parte della principessa di Bisignano, Herina Catriota Scandberg, l’altro della traslazione dei resti mortali di fra Bernardo alla chiesa piccola del monastero in seguito al “violento terremoto” del 1692 (sisma epigrafato nel medesimo atto, ma non rilevabile dai tabulati storico/statistici dell’Ingv da noi verificati).
Le fonti? Ufficiali e certificate; copiosa la bibliografia. Come dire: non c’è posto per congetture e interpretazioni bizzarre… Anche le foto e le planimetrie allegate, suggestive, in ossequio alle più elementari leggi della Comunicazione, restituiscono l’idea precisa dell’area archeologica nel suo assetto corrente e sovvengono l’immaginazione, istintivamente desiderosa di poter abbinare agli avvenimenti luoghi e personaggi interconnessi alla mutabilità, al trascorrere inesorabile del tempo.
La Schifino scrive nel sottotitolo del suo volume: “Contributo alla storia di Morano Calabro”. Troppo modesta. Ci sembra infatti di poter asserire, assodata la mole di elementi che emergono, di trovarci in presenza di un sussidio efficace non solo per le vicende strettamente locali ma - in ragione dello sviluppo che la Congregazione assoggettata alla regola Agostiniana ebbe nei secoli, arrivando a contare 21 conventi sparsi tra Calabria citeriore, Basilicata, Campania e finanche Roma, rimanendo la Casa madre sempre a Morano - anche per altre città, quali Castrovillari, Mormanno, Cassano.
Davvero un ottimo lavoro. Che tuttavia può dare la stura a ulteriori indagini. Per esempio, capire come mai in alcune carte, fra Bernado, morto in odore di santità, è chiamato “Beato” pur non essendovi traccia di procedimenti canonici; o che fine abbiano fatto arredi e suppellettili non rintracciati nelle chiese parrocchiali si Morano.
Alla Schifino, oltre ogni retorica, il merito e gli omaggi per aver riattivato autorevolmente un confronto che pareva sopito.
Piccola chiosa: trattandosi di un’opera “fuori commercio”, il libro non sarà distribuito attraverso i normali canali. Peccato…

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