Miti e storie del giornalismo sportivo

Qual’era e, soprattutto, com’era il giornalismo sportivo quando non esistevano telefoni o fax, quando neppure Giulio Verne s‘era spinto ad immaginare televisione o Internet?
del 22/01/14 -

La stampa sportiva italiana dall’Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)
di GIANFRANCO COLASANTE

Questo volume – in copertina un disegno di Golia (Eugenio Colmo), uno dei maggiori illustratori del primo Novecento – ripercorre quei lontani giorni e le vicende dei primi giornali e giornalisti di sport. Pochi ricordano che il primo quotidiano sportivo apparve in Italia già nel 1905 e che il primo settimanale di calcio vide la luce nel 1910. Ma soprattutto che il primo giornale dedicato alle attività ludiche e sportive porta la data del 1859!

Sport e giornalismo: un binomio inscindibile, saldato oggi dalla passione di milioni di lettori e di appassionati, ma soprattutto dilatato dalla TV al maggiore (e costoso) fenomeno sociale del nostro tempo. Ma come è cominciato tutto questo? Questo libro si propone di fornire delle risposte, risalendo fino alle profonde radici del giornalismo sportivo italiano: quando, cioè, non c’erano ancora (e non s’immaginavano neppure) né radio né televisioni, tantomeno Internet o la comunicazione on-line. Un viaggio affascinante (e del tutto sconosciuto a chi, oggi, segue lo sport comodamente seduto in poltrona) che muove dai primi avventurosi ebdomadari apparsi prima dell’Unità della nazione, per giungere fino al consolidamento, e alle fortune, dei quotidiani di sport.

Le origini del Giornalismo sportivo nel nostro Paese riscoperte, e narrate, attraverso le vicende umane e professionali dei maggiori pionieri e di quanti, in quel giornalismo di frontiera, hanno creduto ed operato con entusiasmo e passione. Ma anche una occasione per riscoprire – come mai è stato fatto prima – attraverso complete schede bibliografiche, le 400 testate di sport apparse in Italia tra il 1859 e il 1919. Un inedito e prezioso contributo, quest’ultimo, alla cultura dello sport (della quale tanto si sente parlare, nel nostro Paese, ma senza verifiche concrete), un patrimonio unico che le istituzioni avrebbero il dovere di tutelare e tramandare. In sintesi, un viaggio professionale ed umano su un secolo di storia, tra Ottocento e Fascismo, per una (ri)scoperta del fondamentale sostegno fornito dai giornalisti alla nascita e allo sviluppo dello sport nazionale.

Scriveva oltre mezzo secolo fa G.C. Corradini [1886-1966], uno dei maggiori esponenti di quel giornalismo d’avanguardia, fondatore nel 1912 del Guerin Sportivo: “non si chiede ai neòfiti che oggi militano in fitta schiera nel giornalismo sportivo di rendere omaggio … ai sacrari di coloro che, in tempi lontani e in dignitosa povertà di mezzi, aprirono le via ad una specializzata attività professionale, ma se riconoscenza per quei pionieri non si pretende, apprendano almeno, i nuovi venuti, i nomi e le opere di quanti contribuirono alla creazione e allo sviluppo di questo giornalismo sportivo nel quale hanno trovato un confortevole collocamento”.

Più in sordina, l’uscita di questo studio ha coinciso col centenario della fondazione, avvenuta il 21 novembre 1913, dell’ASSI (Associazione Stampa Sportiva Italiana), la prima organizzazione di categoria che, sciolta dalle leggi fasciste sulla Stampa, è risorta nel 1947 con il nome di USSI, pronubi all’epoca il giornalista Bruno Zauli e Giulio Onesti che sostennero nei primi anni il nuovo organismo. Una coincidenza, e una possibile celebrazione, purtroppo mancate per rinverdire gli antichi fasti di una professione che – alle sue radici – annovera personalità di prestigio che vanno da A.G. Bianchi a Edgardo Longoni, da G.C. Corradini a Lando Ferretti, da Emilio Colombo a Emilio De Martino. Come possibile dimenticarli?



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