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Mario Biondi, il crooner venuto dal sud

Quando ci si accinge a scrivere una recensione il critico deve mettere da parte le sue preferenze, le sue simpatie e antipatie, ed essere il più neutro possibile. Può sembrare una operazione apparentemente semplice, ma non è così, perché inevitabilmente qua e là qualche espressione tradisce quella neutralità. Ma come si fa quando si ha a che fare con un cantante come Mario Biondi, che riempie di stupore fin dal suo esordio discografico, quando si stentava a credere che, col suo inglese ineccepibile, fosse un cantante italiano?
del 08/08/11 -

La notorietà di Mario Ranno (in arte Biondi), catanese doc emigrato a Parma, è cominciata per caso, quando nessuno credeva che sarebbe salito nell’Olimpo della notorietà. Ma perché poi? Forse perché la sua voce somiglia a quella di qualcun altro? E’ improbabile, perché la storia della musica è piena di esempi analoghi. E fu così che una canzone, “That’s the Way You Are”, scritta da lui per scherzo e in poco tempo, e destinata al mercato giapponese (sic!), finì per caso nelle mani di un dj inglese dal grande fiuto. Era il 2004 e Mario aveva 32 anni. Il resto lo sanno tutti.

Dopo essere passato dai festival jazz di Bratislava e Montreux, Mario ha cominciato una tournée italiana che lo ha portato nella suggestiva Piazza Castello a Conversano. Tre generazioni si sono date appuntamento per l’evento, dai 15 ai 60 anni. Complimenti Mario!

Ascoltare Biondi e non pensare a Barry White è impossibile. Ma a parte il timbro di voce, il resto è differente: Barry era orientato alla musica soul e disco; Mario tende al rythm and blues, al jazz, al funky in un mix sempre gradevole per una musica da intrattenimento di altissimo livello. Chiamatela ‘lounge’, se preferite, ma l’effetto non cambia. Mettete un suo cd nel lettore, mettetevi comodi e schiacciate il ‘play’: poi rilassatevi. La voce di Mario suadente, sensuale, calda, carezzevole capace di scendere sulle tonalità basse più profonde è capace di effetti terapeutici.

Per il suo tour Biondi ha scelto una band di otto elementi di primo piano, pescando otto assi nel mondo giovane del jazz, per dare un’impronta decisa ed inequivocabile alla sua musica. In particolare la sezione dei fiati fa scintille dalle prime note e non può essere diversamente perché al sax, ladies & gentlemen, c’è Daniele Scannapieco, uno dei migliori della scena jazz; con lui alla tromba Giovanni Amato e al trombone Beppe Di Benedetto per completare un tris efficace ed esperto che ha illuminato di sprazzi jazz tutta l’esibizione.

Bene al pianoforte Claudio Filippini che ha sfoderato una eccessiva sicurezza negli assolo; al vibrafono Pierpaolo Bisogno e poi la ritmica impetuosa e implacabile dotata di un vigore fuori dal comune con Lorenzo Tucci alla batteria, Luca Florian alle percussioni e Tommaso Scannapieco al basso. Meritano tutti una citazione sopra le righe: sono dei professionisti seri che non hanno sbagliato un colpo, il valore aggiunto in un musica di per sé godibile e accattivante.

Mario Biondi sforna un brano dopo l’altro sfogliando i suoi album musicali: “So Lonely”, “Something that Was Beautiful” di Bacharach, “Love Dreamer” e il suo ultimo singolo, quella “My Girl” scritta da Smokey Robinson e Ronald White e portata al successo nel 1965 dai Temptations. Il cantante ama scherzare col pubblico, lo invita ad accompagnarlo con i cori e lascia spazio ai musicisti che regalano stacchi pregevoli sempre sottolineati da applausi.

Ma il nostro crooner, anche se a volte appare stanco, si lancia in incursioni nel samba brasiliano, nel funky-jazz, e nei classici come “Never Day”, “Yes You” o nella lenta, seducente “Extasy”. Per finire con “That’s the Way You Are”, immancabilmente.

Per il bis propone “Nel blu dipinto di blu”, suo personale omaggio a Mimmo, alla Puglia, all’Italia dei 150 anni, e al pubblico, che canta con lui.

Mario Biondi in Love Dreamer lo trovate su:

http://www.youtube.com/watch?v=EwHIjJpvVOQ

Gianfranco Morisco



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