Intervista a Ciro Pinto e Rossella Gallucci autori di Subway - Edizioni Psiconline

Edizioni Psiconline ha intervistato Ciro Pinto e Rossella Gallucci autori di Subway
del 05/05/16 -

Subway è il nuovo romanzo di Ciro Pinto e Rossella Gallucci, ambientato quasi interamente nella Subway, il simbolo del buio interiore in cui sono precipitati i protagonisti e tutte le persone che, in un modo o nell’altro, per motivi apparentemente contrapposti, la frequentano.
Gli autori, sono impegnati in un vero e proprio tour in molte città italiane per incontrare il pubblico.
Proponiamo di seguito l'intervista che ci aiuterà ad avvicinarci meglio ai contenuti del libro. (L'intervista completa è sul Blog di Edizioni Psiconline)

D. Come è nato Subway?

RG Da un’idea di Ciro di scrivere qualcosa sul mondo degli homeless, o comunque delle persone che vivono di espedienti, persone considerate scarti della società. Il desiderio di scavare in quel mondo, di calarsi in quell’oscurità, capirne le storie, le ragioni. Un mondo dove è il buio a far da padrone, inteso sia in senso metaforico - il buio dell’anima - che reale, il metrò, appunto. Ciro mi ha proposto di scrivere qualcosa insieme e io ne sono stata lusingata, dato che avevo letto il suo primo libro e alcuni suoi racconti e sentivo il suo modo di scrivere nelle mie corde.
CP Bè, vi svelo un retroscena. Io fumo, ahimè. E quando scrivo, le sigarette aumentano. Era la primavera di tre anni fa, venivo dalla stesura del mio terzo romanzo: Gli occhiali di Sara e avevo voglia di svagarmi e di fumare meno. Ma un’idea, quell’idea così ben descritta da Rossella, mi gironzolava nella testa, non riuscivo a liberarmene, come quando hai quel classico motivetto che ti torna sulle labbra in continuazione. Sapevo che non potevo metterla da parte, che non mi avrebbe mollato. Allora mi sono detto che se non volevo annaspare in una nuvola di fumo, dovevo dimezzare la fatica. Così ho pensato a Rossella, perché mi piace la sua scrittura.

D. Subway è un romanzo corale che narra le vicende di più personaggi: come sono nati, quali sono e quali hanno colpito di più il vostro interesse?

RG Abbiamo iniziato a scrivere solo con un’idea generica in testa, senza sapere assolutamente quanti e quali personaggi avremmo caratterizzato. Si è deciso di procedere con un capitolo ciascuno, non necessariamente consequenziali. Ognuno, nella prima parte, inseriva dei personaggi, dava loro un nome, li strutturava, senza essersi accordato prima con l’altro. Per quel che mi riguarda i personaggi prendevano vita istintivamente, scaturendo semplicemente dalle mie emozioni più forti. In certi momenti per me era quasi una sorta di terapia, riuscivo a calarmi completamente nel personaggio, nel suo dramma, come se lo avessi vissuto in prima persona. Non mi chiedevo dove mi avrebbe portato, era lui che guidava me. Il mio interesse maggiore è stato ovviamente per i personaggi femminili. La violenza sulle donne rappresenta per me un nervo scoperto, anche se fortunatamente non parlo per esperienza personale. Sono molto colpita dalle storie che sento, alcune anche vicine a me. Mi impressionano il senso di impotenza di queste donne, la totale mancanza di autostima, i silenzi, i sensi di colpa, le giustificazioni e il nascondere in primis a se stesse e poi al mondo quello che stanno subendo, quasi fossero loro a doversene vergognare. Ecco, ho provato a calarmi in questo mondo.
CP Sono partito dall’incipit che poi sta tutto nel prologo: un senzatetto trovato morto con addosso qualcosa che fa nascere tutta la storia. La sacca blu, con dentro la busta, appunto, che diventa il trainer di tutto il romanzo. I personaggi sono nati via via, si sono caratterizzati immergendosi nel plot. Una sola caratteristica comune: ognuno diventerà più di quello che appare all’inizio, nel bene o nel male. Si scoprirà che dietro la sagoma iniziale ogni personaggio ha tutto il suo bagaglio di vita, a volte così ingombrante da non riuscire a trascinarlo, così blindato da non riuscire più ad aprirlo.

D. Perché è ambientato principalmente in una metropolitana, nel mondo sommerso, e invisibile a molti, del disagio sociale?

RG Perché il mondo dei personaggi descritto è un mondo oscuro. E il metrò è il luogo ideale, dove la luce non entra mai o è artificiale. Volevamo mettere in evidenza questi contrasti. Anche il mondo dei personaggi che incontriamo via via nel romanzo, quelli considerati “normali” e per i quali il metrò è solo un mezzo di trasporto, ha molti chiaroscuri, spesso è più oscuro di quello degli esclusi. Non sempre quello che appare è verità. È questo contrasto tra ciò che è e ciò che appare, tra luce e buio, che volevamo mettere in evidenza.
CP Esattamente in sintonia con Rossella. Aggiungerei una cosa, la contraddizione: oggi è più facile che la corruzione, il malaffare vivano alla luce del giorno piuttosto che nascondersi, mentre la miseria e il disagio si celano per vergogna. Ecco, cito proprio due righe di Subway: Un mondo bastardo dove tutto era capovolto, dove il male si nascondeva nella luce e la sofferenza si ammantava di buio, celandosi nelle tenebre quasi si vergognasse di se stessa.

D. Quale messaggio avete voluto dare ai lettori?

RG Alla fine è un messaggio di speranza, ingrediente che non deve mai mancare. Dal buio si può e si deve sempre emergere.
CP Vorremmo che passasse quest’idea: che il mondo non finisce nella stanza dove siamo rinchiusi, nel letto dove siamo costretti, non finisce mai, nemmeno davanti all’orizzonte più cupo. Sperare condividendo è la medicina per uscire da ogni disperazione.

D. Quale è il filo conduttore del romanzo?

RG Dal punto di vista della trama il mistero della sacca blu da risolvere. Un oggetto che compare sempre nei momenti critici e passa di mano in mano. Sarà la chiave di volta della storia. Dal punto di vista simbolico, ritorniamo sempre ai chiaroscuri, ai contrasti tra luce e buio.
CP Sì, la sacca blu. Ci metterei anche la disperata voglia di ricordare e la paura di riuscirci. Il solito gioco sottile che spesso ci irretisce, cioè rimuovere ciò che ci mette davanti a cose inaccettabili. Ma alla fine i mostri vanno affrontati.

D. Cosa è possibile trovare in Subway?

RG Tante situazioni di vita diverse, ma solo in apparenza. Man mano che si prosegue nella lettura, ci si rende conto che poi le storie non sono mai così diverse tra loro. E questo è comunque un messaggio positivo. Si torna sempre al punto di partenza e al messaggio iniziale del libro: dal buio si può arrivare alla luce.
CP Ironia, poesia, brutture, nefandezze, solidarietà, amore. Tanta ombra e tanta luce.



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