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Il nuovo album capolavoro di Roberto Tardito: Era una gioia appiccare il fuoco

Ci sono progetti discografici che meriterebbero una maggiore visibilità per potere essere apprezzati dal grande pubblico, se la major non fossero concentrati a dare spazio alla musica usa e getta, tralasciando la qualità. Il nuovo album di Roberto Tardito rientra tra questi, ed è un piacere ascoltare e riascoltare i suoi ultimi inediti contenuti in “Era una gioia appiccare il fuoco”.
del 21/07/14 -

Ci sono progetti discografici che meriterebbero una maggiore visibilità per potere essere apprezzati dal grande pubblico, se la major non fossero concentrati a dare spazio alla musica usa e getta, tralasciando la qualità. Il nuovo album di Roberto Tardito rientra tra questi, ed è un piacere ascoltare e riascoltare i suoi ultimi inediti contenuti in “Era una gioia appiccare il fuoco”.

L’apertura spetta alla title track, primo singolo trainante, con un suono di chitarre incisivo, una ritmica che coinvolge immediatamente e regala all’ascoltatore il preludio della qualità che lo aspetta, con un finale più morbido, grazie ad un suono di cornamusa, che permette un passaggio da un sound decisamente rock ad uno, ancor più intrigante, in stile etnico. Il testo ha come tema il fuoco come simbolo non solo di distruzione, ma di un’apertura verso nuovi orizzonti, di chi ha il coraggio di osare.

E l’autobiografica “Roberto” rappresenta il volere proseguire su questa strada, lontano da maschere e sovrastrutture. Un suono di carillon e un tic tac di un orologio, nello scandire il tempo inesorabile che passa, introducono le riflessioni esistenziali di una vita trascorsa su binari convenzionali che diventano stretti, invertendo, improvvisamente, il senso di marcia, vivendo come l’istinto suggerisce, pagando la libertà con la solitudine. Un crescendo musicale accompagna in maniera sinergica questa miscela esplosiva, emozionante, di sensazioni e stati d’animo: ‘Ma che bruci all’inferno, ora è libero / Quel bugiardo bastardo è libero / Pesante e volgare, ma libero / Per l’istinto di vivere è un grido / A correre forte è il solo / Si volta e si trova da solo / Così ora è libero e solo’.

“Severamente vietato” ha delle sonorità country, adatte nell’alleggerire la serie di divieti elencati e che purtroppo creano condizionamenti e disagi, efficacemente sintetizzati: ‘Non avrai mica in testa di cambiare il mondo? / Vietato oltrepassare il limite segnato’.

Accattivante “Ora come ora”, sul desiderio espresso senza ritegno e senza vergogna, nel cogliere il momento come un’onda.

Splendida “La ferita”, l’unica scritta con la collaborazione di Paolo Scantamburlo, di spessore, con un cantato/ recitato, da rapper navigato, in cui dimostra altre sfaccettature come interprete, e un arrangiamento ipnotico e coinvolgente, da sogno, nonostante la cruda realtà descritta: ‘La mia ferita brucia in questa canzone / E al tempo della confusione io dico basta..’

“Comme une fleur avant la saison” è una ballata suggestiva, scelta come secondo singolo, che rievoca alcune atmosfere tipiche di un cantautore molto caro: Angelo Branduardi, una perla raffinata, di rara bellezza, da ascoltare più volte per coglierne l’essenza.

“Gaia” non è un ritratto femminile, ha un testo intriso di poesia che abbraccia l’universo, nelle sfumature che l’essere umano può cogliere osservando il creato, un dialogo esistenziale sulle attese, sui sogni, aperto alla speranza ‘Gaia è forza e ideali / Gaia è la fine della notte / Che il sole corre ad abbracciare’.

“Tagliamo la corda” ha una melodia ritmata che con il suo intercedere entra immediatamente nella testa, una musica orecchiabile corredata di versi forti sullo smarrimento di valori, dove impera l’apparire piuttosto che l’essere, la voglia sfrenata di raggiungere a tutti i costi il successo, senza capire che è una vita sprecata e il chiaro invito a tagliare la corda prima che sia troppo tardi.

“Coppia con la testa piena di nuvole” racconta la storia di un rapporto, dalle premesse scoppiettanti, che con il trascorrere del tempo lascia spazio alle abitudini e alla noia, sembra di vedere uno di quei quadri a cui ci ha abituato il geniale Paolo Conte. E sul finale, viene citata, anche musicalmente, la popolare “Lisa dagli occhi blu”, scritta da Giancarlo Bigazzi e portata al successo da Mario Tessuto alla fine degli anni ’60.

La penultima traccia “Mela marcia” è un ritratto di vita visto attraverso un uomo di colore, fa pensare, per il tema trattato, a “Zio Tom” di Fabio Concato, nel quale il protagonista, con una forma di rassegnazione, accetta il suo destino di essere sottoposto ad un capo/padre padrone, rassicurandolo che non lotterà e non cercherà guai, con la differenza che qui la ‘mela negra, la mela marcia’ spera in un riscatto futuro per sé e per i suoi figli.

La chiusura spetta a “Se c’è una cosa che amo”, delicata ed intensa nella sua brevità. Una splendida dichiarazione d’amore alla propria vita e a quella dei compagni di viaggio, una positività di intenti e una sinergia che arrivano al cuore di chi ascolta.

Ottimo, infine, il team di musicisti, coinvolto anche negli arrangiamenti: Fabrizio Barale, produttore del disco insieme a Roberto Tardito, Claudio Fossati, Riccardo Galardini, Max Gelsi, Guido Guglielminetti, Simone Lombardo e Milen Slavov. Roberto Tardito ha suonato: pianoforte, organo Hammond , moog modular, prophet , cs-80, chitarra classica, flauto basso, armonica e altri effetti speciali.



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