I Minibond: strumento di finanza alternativa al servizio dell'imprenditore

Finanza alternativa, non è solo di equity crowdfundig: ci sono ad esempio i Minibond, obbligazioni a medio-breve termine, che vengono in sostegno all'imprenditore per lo sviluppo della propria azienda, stimolando l'attenzione di investitori professionisti.
del 07/02/18 -

Nelle scorse settimane, sulla scia dell’approvazione del Regolamento Consob, abbiamo parlato di Equity Crowdfunding. Ma il Crowdfunding non è l’unico strumento alternativo a disposizione degli imprenditori. Ci sono altre forme di finanziamento che vanno in parallelo alla classica richiesta alle banche (da qui il concetto di Finanza Alternativa: alternativa alla tradizionale forma di credito bancario). Oggi parliamo di Minibond.


Che cosa sono, come funzionano, chi può utilizzarli.


Le peculiarità dei mini-bond rispetto agli strumenti finanziari tradizionali.
Rispetto ai tradizionali strumenti finanziari di indebitamento, l’accesso ai Minibond presenta forti elementi qualificanti di differenziazione.

I Minibond sono in pratica obbligazioni, o titoli di debito, le cui scadenze, tradizionalmente a medio-lungo termine, ora possono anche essere a breve, 12, 9 od anche 6 mesi. Possono essere emessi da Piccole e Medie Imprese italiane, non quotate, in salute, con fatturato oltre 2 milioni di euro e un organico di almeno 10 dipendenti. Diciamo in salute, perché i Minibond non sono uno strumento da usare in tempi di crisi, ma per piani di sviluppo, a operazioni di investimento straordinarie o di refinancing.

Essendo obbligazioni riconoscono all’investitore una cedola periodica (con tasso d’interesse) e una scadenza. Gli investitori sono generalmente investitori professionali istituzionali (banche, società di investimento, SGR, intermediari, italiani e non, purché autorizzati ad operare in Italia).



Perché emettere Minibond? Possiamo schematizzarne alcuni punti di forza:


Sono un canale alternativo di finanziamento.
I Minibond sono sì una forma alternativa al credito bancario ma non per questo sono ad esso concorrenziali. Difatti i principali gruppi bancari italiani stanno promuovendo iniziative simili da prospettare alla propria clientela come forme complementari di finanza.

In questo periodo le banche, pur se in una prospettiva di miglioramento del contesto, hanno ancora estrema difficoltà a sostenere le PMI italiane. Mantenere le linee di credito concesse appare già problematico, per non parlare di incrementare gli affidamenti! Ciò poi si riflette in conseguenti significativi cali di concessione di crediti complessivi, rispetto ai livelli dei periodi ante crisi.

Tutto ciò è principalmente dovuto all’incremento dei volumi dei crediti in sofferenza, che hanno ormai assorbito buona parte dei patrimoni delle banche stesse: si comprende così facilmente come si fatichi a sostenere i fabbisogni di credito del sistema Italia. Chi ricorre ai Minibond, soprattutto quelli a breve termine, viene ad avere a disposizione due rubinetti a cui attingere le proprie risorse finanziarie, le banche e gli investitori professionali.



Non richiedono alcuna garanzia aziendale o personale.
I Minibond non prevedono il rilascio delle forme di garanzie tipiche che accompagnano il credito bancario tradizionale, come ad esempio ipoteca, pegno, privilegi, fidejussioni personali dei soci (consuetudine, quest’ultima, assai diffusa negli affidamenti bancari alle PMI), ecc.. Garanzie che restano quindi a disposizione del sistema creditizio per altri eventuali operazioni di finanza.



Non hanno ripercussioni sugli affidamenti in essere concessi all’impresa.
La presenza in bilancio di un prestito obbligazionario non inficia negativamente, i rapporti in essere con il sistema bancario, sia per quanto riguarda il monte affidamenti sia per quanto riguarda lo standing creditizio dell’impresa.

Infatti crea una situazione differente dalla concessione di un mutuo ipotecario: questa produce, spesso, un effetto di “spiazzamento” negli affidamenti bancari ordinari; in pratica le altre banche devono prendere atto che, in caso di procedura concorsuale, la loro posizione di rischio peggiora. Sia perché sul patrimonio immobiliare aziendale sussiste un diritto reale a favore di un terzo, ma anche perché lo stesso terzo potrà essere riconosciuto tra i creditori privilegiati.

Invece l’emissione di minibond può produrre effetti favorevoli sullo standing creditizio dell’impresa in quanto evidenza dell’interesse di un mercato attento come quello degli investitori professionali.



Non attivano alcuna segnalazione in Centrale Rischi.
L’operazione Minibond, attualmente, non rientra tra gli affidamenti (ed utilizzi) censiti dalla Centrale dei Rischi presso la Banca d’Italia che, come risaputo, riveste un peso importante negli indicatori delle imprese.



Creano un impatto positivo sul rating aziendale.
Nella riclassificazione della maggioranza dei modelli di credit scoring i prestiti obbligazionari sono censiti separatamente rispetto ai debiti v/banche oltre 12 mesi: ciò produce un conseguente impatto favorevole su alcuni tra i principali indici ed indicatori del rating all’impresa.



Migliorano l’immagine aziendale e creano opportunità.
I Minibond possono essere quotati in Borsa, senza costi rilevanti, e ciò determina un sostanziale miglioramento dell’immagine aziendale, con positive conseguenze in termini di opportunità commerciali.



In sintesi, emettere Minibond è il riflesso di una crescita culturale dell’impresa
L’attivazione di forme di indebitamento alternative rispetto al debito bancario contribuisce significativamente:

a elevare il grado di indipendenza finanziaria della stessa impresa (quando oggi in Italia il peso del debito bancario sul debito totale per le imprese è pari a circa il 70% a livello complessivo, che è praticamente il doppio rispetto alla media registrata nei paesi Ocse);
ad assicurare maggiore visibilità sui mercati finanziari istituzionali e internazionali, oggi di norma ristretta all’ambito locale;
a prendere confidenza con il sistema dei rating, non ancora del tutto di uso corrente per le PMI italiane, e avvicinarsi alla possibilità di ottenere – con costi contenuti – anche un proprio rating “unsolicited”. Ovvero a ricevere un riconoscimento spontaneo – e magari inaspettato – da parte degli enti di rating: che può tradursi sia in pubblicità che, soprattutto, in soddisfazione per la bontà del proprio lavoro.


Tra i vari servizi offerti, i professionisti YOPAdvisors lavorano al servizio delle Imprese, verificando insieme la possibilità di accedere a questo strumento finanziario per strutturare piani di crescita aziendale, espansioni, sviluppi e rifinanziamenti.



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