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I capricci del tempo hanno un nome "amplificazione artica"

Fenomeni estremi? Oggi una spiegazione c'è e ha anche un nome: "amplificazione artica". Articolo importante da non perdere.
del 29/03/17 -

L’aumento delle temperature globali della media e bassa atmosfera, fenomeno meglio noto come “riscaldamento globale” o “global warming”, modifica la Circolazione Generale dell’Atmosfera. Gli eventi meteorologici insoliti, o meglio “estremi” che hanno suscitato l’interesse dei ricercatori impegnati su tale fronte di ricerca, sono stati l’eccezionale ondata di calore 2003 in Europa, l’alluvione del 2010 in Pakistan e la contestuale l’ondata di caldo record in Russia, la tremenda ondata di calore del 2011 in Texas e Oklahoma e infine la siccità e gli incendi del 2015 in California.

I ricercatori hanno esaminato diverse serie storiche delle osservazioni di eventi atmosferici per documentare le condizioni chiave che favoriscono l’innesco dei fenomeni estremi. Queste condizioni si verificano quando la corrente a getto, un’onda atmosferica globale di aria che abbraccia la Terra, rallenta al punto tale da costringere le figure atmosferiche (alte e basse pressioni per capirci) a bloccarsi e quindi a stazionare per diverso tempo sui medesimi luoghi. La figura in evidenza (click per aprirla), ci mostra a sinistra una situazione normale (con il Jet teso e le onde atmosferiche che si muovono veloci da ovest verso est a modulare il tempo delle medie latitudini) e a destra una bloccata (Jet lento e flussi disposti lungo i meridiani).

Non è difficile intuire che questo regime di persistenza, che dura anche diverse settimane può trasformare un normale periodo soleggiato estivo in una pesante ondata di caldo e di siccità, mentre, dall'altro lato della medaglia, una situazione piovosa può degenerare in eventi alluvionali di vasta portata.

La Comunità Scientifica Internazionale è concorde: il motivo di questi regimi di persistenza è da ascrivere al fenomeno dell‘Amplificazione Artica. Stefan Rahmstorf, dell’Istituto Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico (PIK), in Germania, afferma che il vistoso riscaldamento dell’Artico, sta giocando un ruolo chiave. In pratica sull'Artico non fa più freddo come una volta e per di più l’area interessata dal blocco gelido è diminuita, così come ovviamente anche i volumi totali di aria fredda disponibile. Per questo i contrasti con le basse latitudini sono più smorzati e non mantengono tesa la corrente a getto. Da qui le ampie ondulazioni di queste ultime e delle figure atmosferiche le quali poi rimangono bloccate. Nasce il regime di persistenza, nasce la situazione di blocco, nasce il rischio di fenomeni estremi.

Quindi, per riassumere:

si scalda troppo l’artico per l’aumento delle temperature indotto dalle eccessive emissioni di gas serra….da cui….si modifica il gradiente in latitudine della temperatura in bassa atmosfera…..da cui…….si modifica la struttura della jet stream in quota….da cui….si mantengono per più tempo situazioni di blocco…..da cui…..ne consegue la produzione di ondate di calore oppure ondate di freddo oppure di piogge molto elevate che si protraggono…..a seconda di dove sono localizzate le creste o i ventri del jet….
Più chiaro di così…

Luca Angelini



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