Google Hummingbird (Colibrì) sconvolge il posizionamento organico

La potentissima società di Mountain View, il giorno del suo 15° compleanno ha lanciato il suo Hummingbird (Colibrì), un nuovo algoritmo per le ricerche su Google....
del 13/11/13 -

La potentissima società di Mountain View ha da poco lanciato il suo Hummingbird (Colibrì), un nuovo algoritmo per le ricerche su Google. Non si tratta stavolta di un semplice aggiornamento, bensì di uno sconvolgimento strutturale. Va da sé che l’ottimizzazione non è morta, ma dovrà adeguarsi sempre più ai cambiamenti in atto.

Con Penguin 2.1 — che ha gettato schiere di SEO nello sconforto — la preoccupazione principale era quella di filtrare lo spam. Con Hummingbird ci si rivolge in primis alla qualità delle SERP. L’indicizzazione risponde a criteri molto diversi da quelli degli ultimi tre anni. Il 90% delle ricerche è ormai influenzato da questa importante evoluzione di Google.

Le parole chiave scelte dagli utenti corrispondono infatti a stringhe sempre più lunghe e specifiche, e la situazione si è complicata con l’avvento degli smartphone, poiché le ricerche vocali si traducono in frasi che assomigliano a stralci di vere e proprie conversazioni. Google si fa più intuitivo ed astuto, e mira a decifrare le sequenze discorsive digitate dagli utenti.

Ormai il sistema delle ricerche è stravolto, in un modo che non è stato mai eguagliato dal lontano 2001. Hummingbird è il passo successivo rispetto a Caffeine, modifica strutturale del 2010, ovvero il tentativo ambizioso di colmare tutte le sue lacune.

Si tratta, insomma, di un intervento più massivo rispetto a quello dei vari aggiornamenti succedutisi negli ultimi anni. Con Caffeine la qualità dei risultati si era infatti penosamente abbassata: occorreva da tempo una drastica correzione del tiro, e tutti noi sappiamo come Google sia rapido nel gestire le proprie défaillances.

Pagerank, algoritmo di analisi, è ormai parte integrante di Colibrì, insieme a molti altri parametri.

Le parole chiave potranno essere meno stenografiche, e dare cionondimeno dei risultati soddisfacenti. Non poche, asciutte parole, ma una stringa più lunga e dal significato più complesso, in vista del “web semantico” prospettato da Tim Berners-Lee, che sia fatto di contenuti complessi molti dei quali verranno associati come sinonimici. Web 3.0 è sempre più vicino.
Gli ottimizzatori non sono particolarmente stressati dalla novità, poiché le regole della Search Engine Optimization non hanno subìto grossi cambiamenti. Di certo la crescente complessità degli algoritmi, misteriosi già in precedenza, non aiuta i SEO a decifrarne le centinaia di parametri.

Google ha creato un grande impero, cioè un imbattibile monopolio, proprio sulla segretezza dei propri parametri, e sull’evidente scelta di favorire i propri partner commerciali attraverso corridoi di favore che si traducono in visibilità automatica.

Ormai la grande società statunitense sembra poter offrire risultati corrispondenti alle intenzioni degli utenti, e offrire — per una più ampia quantità di opzioni di ricerca — le medesime pagine di risultati. Inoltre le più verbose tra le stringhe digitate, potranno generare risultati pertinenti (mai come adesso), incluse le inserzioni.

Rivolgere i propri sforzi SEO a un pubblico specifico, proporre contenuti chiari ed evitare le forzature o gli automatismi, dare peso alla semantica, optare per un linguaggio ricco e originale, lavorare in direzione della condivisione, generare popolarità nei social networks, far confluire il lavoro sui contenuti e sul marchio evitando ogni ridondanza e ogni eccesso: tutto questo è ciò che l’ottimizzatore deve continuare a fare. Assecondare Google senza scavalcarlo: non sono cambiate le regole, ma è meglio mantenere l’allerta.



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