Ghiandole surrenali e stress

Rispetto alla risposta verso lo stress acuto, le ghiandole surrenali vengono chiamate a liberare all’interno del nostro corpo adrenalina e noradrenalina, dette catecolamine; che determinano una risposta detta “fight or flight”, che tradotto significa combatti o fuggi.
del 07/11/16 -

Ogni ghiandola surrenale, collocata superiormente al rene, è costituita da tessuto neuroendocrino specializzato, correlato al sistema nervoso centrale o al sistema nervoso vegetativo. La parte interna della ghiandola è detta porzione midollare, ed è deputata al rilascio di due ormoni molto importanti, come la adrenalina e la noradrenalina, detti anche catecolamine. La midollare si sviluppa da neuroni simpatici ed è controllata direttamente dal sistema nervoso centrale, ciò rende possibile la liberazione immediata di adrenalina e noradrenalina, in momenti specifici di bisogno, come nel caso di pericolo imminente o in diverse situazioni di stress.

I due ormoni, liberati nel sangue, accentuano la pressione arteriosa, dilatano i bronchi, accelerano la frequenza cardiaca e la respirazione, hanno funzione vasocostrittrice e fanno affluire il sangue in certe parti del corpo più necessitate, stimolano la lisi del glicogeno, e aumentano la glicemia, inoltre inibiscono la peristalsi intestinale. In generale diminuiscono la fatica muscolare e consentono un’attività più intensa e prolungata. La parte esterna della ghiandola, detta porzione corticale, secerne diversi ormoni stereoidei ed è distinta in tre sezioni per struttura e funzione: la sezione glomerulare produce ormoni mineralcorticoidi, come l’aldosterone, funzionale al mantenimento dell’equilibrio idrico e della regolazione del sodio-potassio nel rene; la sezione fascicolata produce glucocorticoidi come il cortisolo e il corticosterone, funzionali al controllo del metabolismo dei carboidrati, alla mobilitazione dei trigliceridi di riserva e all’utilizzo degli aminoacidi muscolari per scopo energetico; la sezione reticolare profonda secerne particolarmente androgeni, ormoni tipici maschili, che hanno un ruolo secondario rispetto a quelli secreti dai testicoli, nella donna invece regolano il desiderio sessuale, la secrezione sebacea e lo sviluppo dei peli pubici e ascellari.
Si comprende dunque l’enorme importanza delle ghiandole surrenali, sia per la regolazione dell’attività dell’intero organismo, sia per regolare la conservazione della vitalità essenziale della persona e le funzioni generative. Una stretta relazione esiste fra le surreni, la funzione sessuale, le gonadi e la stessa placenta, queste ghiandole forniscono gli enzimi necessari alla sintesi degli ormoni steroidei, che hanno tutti come base un precursore comune, il colesterolo, da cui, per trasformazione, si producono i glucocorticoidi, i mineralcorticoidi e gli ormoni attivi nelle funzioni sessuali.

In generale, la parte corticale delle surrenali agisce nei più importanti processi organici e metabolici, per l’utilizzo, l’accumulo e la conservazione di vari elementi, come le proteine e i grassi, interviene nella secrezione di ormoni maschili e femminili, nel mantenimento dell’equilibrio idrico e minerale, nella produzione di sostanze chimiche determinanti per la capacità di reazione dell’organismo allo stress, alle tensioni psicologiche, alle fatiche, alle situazioni traumatiche, ecc. Si può ben dire che nella sede dei lombi, nella cinta della “vita” retta da Venere, sia presente la funzione intelligente che regola l’energia vitale disponibile dell’uomo, che dispone della sua adeguata conservazione in tutte le espressioni del vivente. La escissione totale delle ghiandole surrenali comporta l’arresto della vita, mentre la compromissione in grado diverso delle surreni genera disturbi, patologie e menomazioni di diversa natura.
Una nuova branca della medicina, la psiconeuroendocrinoimmunologia (P.N.E.I.), che costituisce una riduzione al solo piano biologico e materiale delle relazioni esistenti fra le facoltà dell’anima, gli spiriti vitali, gli umori e i sistemi e i piani funzionali del corpo, e perciò esclude la dimensione soprasensibile e sovrannaturale dell’integralità della costituzione dell’uomo vivente, evidenzia l’importanza fondamentale costituita dall’asse ipotalamo-ipofisi-surreni, e il ruolo primario svolto dalle surreni nella gestione dei principali elementi legati alla vitalità essenziale dell’uomo. All’asse ghiandolare citato fa capo la facoltà vegetativa dell’anima, la quale presiede alla conservazione della vita animale del corpo e regola tutta la fisiologia, in funzione del mantenimento della migliore costituzione vitale.

Sul sistema che gestisce la disponibilità della vitalità incombe sempre lo stress. Stress è termine che deriva dal latino stringere, e indica uno stato di “strettezza vitale”, di oppressione, di pregiudicazione della vita, a seguito del quale la facoltà vegetativa reagisce in maniera blanda, o in modo più accentuato o estremo, per difendere la sopravvivenza del soggetto e ristabilire il dominio sui fattori che pregiudicano, opprimono, “stringono”, stressano la vita. Qualsiasi fattore che altera la fisiologica funzionalità organica costituzionale, a far principio dai livelli superiori della costituzione psichica o morale del soggetto, può essere considerato un fattore di stress. L’organismo psico-vitale-umorale-corporeo (P.V.U.C.), è sottoposto a stress quando un’agente improprio minaccia, anche solo lievemente, la sua sopravvivenza, la sua conservazione nell’esistenza. In senso lato situazioni elementari di stress sono sempre presenti nel dispiegamento esistenziale dell’uomo carnale, queste sono connesse al processo di costante adattamento del sistema P. V. U. C. all’ambiente, alle circostanze, alle relazioni, ecc.
Dunque un certo stato di stress “fisiologico” è inevitabile, in quanto funzionale al mantenimento del tono generale del soggetto vivente. Lo stress patologico invece dovrebbe essere evitato, specialmente se prolungato o sviluppato nella sua intensità estrema, in quanto l’organismo, nel suo complesso, patisce un progressivo indebolimento vitale, fino alla sua degenerazione e morte. In senso schematico, noi possiamo avere stress psichici, morali, sociali, ambientali, nervosi, fisici, infettivi, ormonali, ecc. I diversi stress sono variabili per qualità, quantità, intensità, durata, ripetitività, ecc. e vengono affrontati in base al tipo di costituzione vitale-temperamentale dell’uomo e al suo stato neuro-psichico-morale e spirituale.
Il sistema surrenalico connesso all’attività neurovegetativa, o a quella nervosa centrale, è al centro di tutte le reazioni allo stress, su di esso si somatizzano le diverse risposte concrete, a livello corporeo, ai fattori stressanti. Così, a seconda dell’intervento della parte midollare o di quella corticale, vengono mobilitate energie e sostanze che servono per ripristinare lo stato di equilibrio costituzionale del vivente, sia nel suo dinamismo cinetico, sia nella sua strutturazione statica. Il dispendio vitale ordinario è recuperato dal fisiologico sistema di vita, incluso il regolare riposo, ma se lo stress supera la capacità di recupero e le energie vitali non sono ripristinate, lo stress patologico viene a predominare sul “destress”. In tal modo si produce il progressivo depauperamento delle riserve organiche e minerali, in generale del funzionamento delle surrenali, parallelamente si assiste ad una progressiva alterazione neurovegetativa, con ripercussioni sul sistema immunitario, sul sistema nervoso centrale, e quindi anche sul tono e sull’equilibrio psichico e morale dell’intera persona. Lo stress produce un vero e proprio “logorio” di tutto il complesso vivente, che coinvolge le funzioni neuro-psichiche e quelle corporee più grossolane. Quando la persona è sotto stress, la facoltà vegetativa, e l’anima vitale nel suo complesso, “lottano” perché sia conservato lo stato di equilibrio costituzionale, talora la lotta avviene in modo evidente, più spesso in modo occulto. Questa lotta richiede l’impiego di elementi concreti e porta al degrado della costituzione vitale per mantenere l’assetto funzionale e la vita stessa.

In rapporto alle varie fasi di reazione, fu H. Selye, già nel 1936, a dimostrare che l’organismo utilizza gli ormoni della corteccia surrenale per combattere i diversi tipi di stress, ma in diversi casi specifici subentra anche la parte midollare delle surrenali. Quando lo stress supera la soglia della risposta fisiologica ordinaria, il sistema surrenale e vegetativo di reazione dà luogo ad una serie straordinaria di mutamenti, volti alla difesa del vivente, i quali possono essere raggruppati in una “sindrome generale di adattamento” (S.G.A.). La sindrome è il quadro dei moti reattivi che si 29
sviluppano secondo tre fasi che possiamo considerare precedute da due fasi non pericolose. Le due prime fasi sono rispettivamente: la fase di reazione fisiologica allo stress ordinario, implicito nell’esistenza fisica e psichica; la fase di reazione fisiologica alternata a reazioni prodromiche dovute allo stress straordinario, che non produce mutamenti straordinari alla fisiologia, perché non oltrepassa la soglia di pericolosità, né perdura per un tempo eccessivo. Oltre questa fase, lo stress si fa pericoloso per l’equilibrio conservativo della costituzione vitale dell’uomo, perciò si entra nelle tre fasi specifiche della sindrome generale di adattamento.

La prima fase della S.G.A. è comunemente definita di “allarme”, o anche di “lotta-fuga”. In questa fase si ha uno stress “acuto”, che si produce nella reiterazione di picchi di superamento della soglia di resistenza della persona e dà luogo alla mobilitazione intensa del sistema neurovegetativo simpatico, oltre all’attuazione di vari stimoli nervosi surrenalici, finalizzati alla produzione di adrenalina e noradrenalina. Lo stress acuto è caratteristico delle persone iperattive, che appaiono “drogate” di catecolamine, in quanto sono sempre sovrastimolate dal loro carattere all’attività, alla conquista, al predominio, alla lotta, ecc. Lo stato di stress acuto si presenta però anche nel tipo opposto, passivo, sottoposto a costanti “minacce” e “pericoli”, tanto che permane in uno stato di ansia costante e acuta, che si accentua in particolari fasi di choc.

Nella fase di allarme i segnali nervosi che si producono nella corteccia cerebrale vengono mediati da specifici neuro trasmettitori e agiscono sull’ipotalamo, il quale a sua volta invia comandi al sistema nervoso-simpatico, in particolare all’ortosimpatico, la cui funzione è volta a “far fronte”, a differenza del parasimpatico che è volto a “far riserva”. Il segnale ipotalamico giunge anche alla parte midollare delle surreni, che ha carattere ortomimetico, entrambe le linee interessate fanno ricorso alla adrenalina e creano una sindrome generale di adattamento di “urgenza”. Per far fronte alla situazione, si mobilitano diverse risorse al fine di produrre una risposta fisica immediata al “pericolo”: le pupille si dilatano, le pulsazioni e la forza del battito cardiaco aumentano per convogliare più sangue alle parti necessitanti, la pressione arteriosa sale, si produce vasocostrizione periferica e conseguente freddo alle estremità, il sangue sottratto alla pelle e agli organi interni è convogliato al cuore e ai polmoni, inoltre si concentra nei muscoli e nel cervello, ciò avviene in concomitanza con la liberazione del glicogeno epatico, per favorire una disponibilità immediata del glucosio, così la glicemia si alza rapidamente.

Al quadro descritto si aggiungono altri elementi: il ritmo respiratorio aumenta, viene pompato più ossigeno e viene data più vitalità al cuore, al cervello, ai muscoli, il sangue si arricchisce, si produce una sudorazione che elimina i composti tossici prodotti interiormente dalla fase di allarme ed abbassa la temperatura generale che tende ad innalzarsi. Le funzioni digerenti, che non sono urgenti per la sopravvivenza, tendono ad arrestarsi, le secrezioni gastriche si abbassano fino a bloccarsi, tutti i processi intestinali volgono alla stasi. In ultima istanza, l’azione ipotalamica della ghiandola ipofisi, attraverso l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), comanda la parte corticale delle surrenali, la quale interviene su cortisolo e endorfine e per regolare le riserve di grassi e proteine, al fine di ridurle in glucosio, ma allo stesso tempo agisce in senso immunodepressivo, in senso sclerosante, demineralizzante e debilitante generale.
Lo stress acuto non è durevole, ma può essere ripetitivo, oltre alle reazioni organico-vegetative presenta una serie di reazioni psicologiche e morali acute che vanno dalla irritabilità alla collera violenta, dall’ansia all’angoscia profonda, oltre ad espressioni di contrasto, conflitto, lotta, spinte fino alla fuga o all’aggressione. Inoltre nello stress acuto si sperimenta una evidente fatica-stanchezza, già parzialmente menomante. Nel corso delle 6-48 ore seguenti la reazione di allarme, si abbassa la temperatura corporea, il corpo va verso la ipotermia generale, inoltre si perde massa e tono muscolare, effetti complementari allo stimolo originale. Le ghiandole surrenali, che sono al centro del processo di reazione allo stress, a seguito del perdurare dello stato di “allarme” si rimpiccioliscono, per la liberazione massiccia di steroidei, di cui il principale è il cortisone, e dei vari mediatori chimici, allo scopo di preservare la costituzione vitale del soggetto.
Se l’esposizione a fattori di stress si ripete e permane, aumentando di intensità, già dopo 48 ore l’organismo entra nella seconda fase della S.G.A., quella di “resistenza”, o se si vuole di “adattamento”. In questa fase si ha una remissione dei sintomi della fase acuta di allarme e le funzioni generali ritornano ad una normalità apparente, le ghiandole surrenali ricevono uno stimolo persistente dall’ipotalamo, l’ACTH si produce in grandi quantità, il tessuto delle ghiandole si gonfia di ormoni e si tende. La fase di resistenza corrisponde allo stress cronico, nel quale l’organismo deve sviluppare capacità di adattamento straordinarie per sopravvivere. L’uomo “sopporta”, “incassa”, la tensione permanente si stabilisce, il volto appare contratto e teso, o, nel caso di condizione contraria, espanso, gonfio, tirato, la postura tende a divenire ipostenica con forme di prostrazione-resistenza. Questi due quadri si stabiliscono sia nei temperamenti caldi, caratterizzati da un eretismo cronico di tutte le funzioni con iperortosimpaticotonia stabile e disposizione aggressiva, sia nei temperamenti freddi, che tendono alla disposizione protettiva, limitativa e silenziosa.

La reazione di resistenza-adattamento produce una situazione di lotta-fuga cronica, la facoltà vegetativa, per fare fronte alla situazione, dà luogo ad una mobilitazione profonda delle sostanze nutritive basilari, e, se queste non sono sufficienti intacca le riserve costituzionali essenziali del corpo. I glucorticoidi surrenalici mobilitano i depositi di proteine e grassi, in modo che l’organismo fruisca di energie temporanee anche dopo l’utilizzo del glucosio, il cui esaurimento determina un’alterazione dell’appetito e un desiderio accentuato per i cibi energetici di sapore dolce; i mineralcorticoidi trattengono il sodio per conservare la pressione sanguigna elevata. Nello stato di resistenza-adattamento, la persona sembra “tonica”, in “salute”, ma in realtà è tesa, eccitata, gonfia, sembra che stia per “scoppiare”, sia in senso implosivo che in senso esplosivo. Il soggetto è sempre in bilico fra le reazioni aggressive e quelle depressive, può alternare fra l’ira o il pianto, il sistema nervoso cerebrale e quello vegetativo sono coinvolti, il sistema ghiandolare è in condizione di sforzo esuberante e persistente. L’utilizzo delle sostanze nervine, tossiche e eccitanti, come il caffè e il tabacco, o delle sostanze tossiche sedative come il cacao, si fa dipendenza e diviene un habitus permanente. Il sistema nervoso in generale accusa particolari alterazioni, come ad esempio: squilibri ghiandolari, distonie neurovegetative, disturbi del sonno e della libido, crisi emotive e nervose, squilibri funzionali psicosomatici e generali. La sollecitazione surrenalica, specie della parte corticale, o addirittura della parte midollare, determina logoramento della struttura del loro parenchima e quindi della loro funzione, una certa compromissione delle ghiandole si presenta e se non si compie un’adeguata igiene di recupero e se non si ripristina la loro funzionalità, le surrenali si intaccano. S’installa così la sindrome da fatica cronica, oltre ad un quadro generale di immunità debole da cui deriva una ridotta resistenza alle infezioni, con produzione di allergie, malattie autoimmuni e tendenza alla cancerogenesi.
Il passaggio alla terza fase della sindrome generale di adattamento può essere graduale o brusco, con cedimento rapido, ciò dipende dalla costituzione vitale essenziale della persona. L’apparente benessere, che nasconde un funzionamento al di sopra della misura del soggetto, sostenuto da sostanze tossiche eccitanti, si trasforma in malessere generale, profondo e diffuso. In questo modo si raggiunge la fase di “esaurimento” della S.G.A.. Concretamente le ghiandole surrenali si presentano ridotte, “spremute”, “rinsecchite”, povere di ormoni, dunque sono in uno stato di lesione da logoramento, che tende alla atrofia più o meno profonda.

La sindrome da fatica cronica si stabilisce profondamente, si fa sempre più grave, invalidante e assume la forma della fatica degenerativa, le funzioni vitali generali rallentano sempre più, sia quelle nervose, sia quelle neurovegetative, sia quelle organiche, con tutte le conseguenze che ne derivano. Una complessiva tendenza al collasso di alcune ghiandole, o di alcuni organi specifici, o dell’intero organismo, incombe. Lo stress persistente, prolungato, intenso, sforza gravemente molti apparati e sistemi, il cuore, la circolazione, le surrenali, il sistema vegetativo, il sistema immunitario, ciò determina palese atonia e tendenza al crollo parziale o generale.
Nella fase di esaurimento, o in quella terminale di cedimento, le risorse vitali e psichiche residuali del soggetto non consentono più di fare fronte allo stress, perciò il soggetto “crolla”, “cede”, “non ne può più”. Le tendenze alla lotta, o alla fuga, prima del collasso finale, possono farsi estreme, l’espressione del viso del soggetto in questo stato si presenta o molto contratta e segnata, o espansa e cadente in senso flaccido, allo stesso modo è caratterizzata tutta la figura del corpo. Nella fase terminale della S.G.A. si presentano l’atrofia e la sclerosi nel volto e in tutta la struttura fisica, oltre a segni di invecchiamento profondo e di senescenza accentuata. Lo stesso si può dire della postura, che cede o collassa, inoltre presenta parti del corpo spossate o con masse cadenti e rilassate o in recessione atrofica.

Due delle cause principali del collasso generale sono la perdita di ioni potassio e l’esaurimento dei glucocorticoidi surrenalici come il cortisone. Tutte le cellule del corpo quando perdono potassio si degradano e degenerano, quando i glucocorticoidi si esauriscono s’istalla la ipoglicemia e le cellule, non ricevendo più glucosio e metaboliti sufficienti, collassano. Si determina così una profonda debolezza, una mancanza estrema di energia, anche se ci si alimenta, riuscendo a digerire sempre meno gli alimenti, la 33
fatica si fa profonda, viscerale e coinvolge tutto l’essere vivente dall’interno. In generale la capacità di recupero si riduce estremamente, il movimento e la circolazione rallentano, tutte le funzioni diventano più pesanti e difficoltose, gli arti inferiori si rendono deboli e alterati, come i lombi, si evidenziano inoltre un netto rallentamento metabolico, una depressione energetica, un freddo intenso che raggiunge l’interno del corpo, un bisogno di prolungato e persistente riposo, una spinta al ritiro, alla fuga, all’elusione della folla, dei rumori, delle luci intense, della stimolazione dei sensi. La persona nello stato di esaurimento evita ogni problematica, ogni pensierosità e preoccupazione, rifugge l’impegno, specialmente i contrasti e i conflitti, fugge queste situazioni perché le sente distruttive, insopportabili. A livello psichico osserva inoltre una tendenza alla depressione, alla tristezza, al ritiro, alla produzione di idee nere, all’ipersensibilità nervosa, alle lacrime facili. Il quadro generale della S.G.A. che esprime esaurimento, a livello fisico interessa vari sistemi con segni di atrofia, displasia, sclerosi, immunodeficienza grave, tumorazione, carcinogenesi, in generale l’organismo presenta una tendenza a condizioni patologiche degenerative.
La fase finale di reazione si stabilisce dopo “l’adattamento”, dove la situazione generale appare “normale”, ma in realtà la persona si trova in uno stato subdolo, la reazione allo stress lo inganna, il soggetto si sente addirittura “bene”, specie quando interagisce con il fattore stressante, perché gli produce una massiccia liberazione di ormoni, che inducono euforia ed “ebbrezza”, come una droga, ma danno “dipendenza” e relativa “assuefazione”. L’organismo durante l’adattamento ricerca paradossalmente e di continuo il fattore stressante, perché in assenza di esso tende a collassare, il fattore stressante è divenuto “stimolante”, nell’incoscienza il soggetto si “frusta” per andare avanti, ma non ha le sostanze per reagire così si logora internamente in modo profondo, nel silenzio, “stordito” dalla eccitazione anomala, che produce persino “crisi di astinenza”. Uno svuotamento organico-minerale accentuato porta la situazione all’esaurimento e prepara il crollo finale.

Il processo descritto in sintesi vuole evidenziare l’importanza delle ghiandole surrenali nella gestione viscerale delle energie cinetiche acquisite dall’uomo per lo svolgimento delle sue funzioni vitali, e la loro relazione con la disposizione delle energie statiche essenziali, ereditate alla nascita, che fanno capo alla costituzione psico-vitale-umorale-corporale.
Lo stato di vitalità generale dipende perciò sia dalla costituzione natale del soggetto, sia dalla disposizione delle energie acquisite; nella “gestione della vita” le ghiandole surrenali hanno un ruolo primario, perciò la loro corretta conservazione in salute garantisce la funzionalità vitale ottimale della persona, in accordo con la misura della sua potenzialità natale naturale, ciò consente uno sviluppo dell’esistenza secondo misura, che non viene compromessa da una vita intemperante condotta contro natura.



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