Frate Friar Alessandro: la voce della gioia e della speranza

"Tu scendi dalle stelle" è il titolo scelto per la versione pubblicata in Italia di "The voice of joy" secondo album di Frate Friar Alessandro che incanta ancora una volta con il suo canto ad un passo dal cielo.
del 24/12/13 -

"Tu scendi dalle stelle" è il titolo scelto per la versione pubblicata in Italia di "The voice of joy" secondo album di Frate Friar Alessandro che incanta ancora una volta con il suo canto ad un passo dal cielo.

Questa volta, oltre a registrare nei mitici studi di Abbey road a Londra, gli è stato concesso di andare a Betlemme, a respirare direttamente l’aria della Natività, dandogli l’opportunità di visitare i campi dove l'Angelo apparve ai pastori per dire loro della nascita di Gesù, la Chiesa di Santa Caterina, dalla quale cui viene trasmesso al mondo la messa di mezzanotte, e la Grotta.

Proprio in questi luoghi, ha voluto interpretare alcuni brani catturando tutta la magia che si respira come il tradizionale “Adeste fideles” (O come, all ye faithful attr. a John F. Wade), la celebre “Tu scendi dalle stelle” di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, versione italiana dall'originale “Quanno nascette Ninno”, l’ “Ave Maria” sul prel. n. 1 del Clav. ben temperato di Bach ad opera di Charles Gounod, sull’onda delle sue meditazioni interiori e una profonda devozione che lo portarono a scrivere opere sacre.

E sempre a Betlemme è stato realizzato il più toccante canto con cui S. Francesco pregava, inserito nelle Fonti Francescane al n. 276, su musica del Mons. Marco Frisina: “Davanti al Crocifisso”, più conosciuto con la prima strofa “Alto e glorioso Dio”: una splendida dichiarazione d’amore come testimoniano i seguenti versi ‘Rapisca ti prego Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose, perché io muoia per amor tuo, come tu moristi per amor dell'amor mio’.

Nulla più della musica ha il poter di evocare un’atmosfera, di accendere un ricordo, di far rivivere un attimo con intensità. Un frammento di musica, può giungerci all’improvviso, e catturarci cosi tanto come un profumo in qualunque momento, indipendentemente da ciò che stiamo facendo.

Accade con l’ascolto del ritmo incalzante di “O’Tannenbaum”, l’inno al tradizionale abete, e diventa irresistibile, nella corale e festosa “Joy to the world”, famoso tradizionale composto nel Settecento dallo scrittore inglese Isaac Watts, ispirandosi ad un salmo, con la melodia basata sul “Messia” del compositore tedesco, Georg Friedrich Händel. Qui la gioia non è riferita, come quella espressa in “Veni, Veni, Emmanuel”, ai giorni e le notti che precedono l’arrivo del Messia ma alla Sua seconda venuta e ritorno trionfale, alla fine dei tempi.

E nell’ascoltare “Oh Santa Notte”, la versione italiana, nell’armonizzazione di Gianni Malatesta, di un canto natalizio composto da Adolphe Adam nel 1847 e compreso nell'opera francese "Minuit, chrétiens" di Placide Cappeau (conosciuto anche come "Cantique de Noël" e “Oh Holy Night"), si percepisce ancora di più che la musica è Dio che sorride all’uomo.

La Musica è un dono di Dio e non svolge compito migliore che essere al servizio di Dio come testimonia “Ave Maria”, il toccante omaggio al suo compositore Domenico Bartolucci, direttore emerito della Cappella Musicale Pontificia Sistina e membro dell'Accademia di Santa Cecilia, recentemente scomparso.

La Musica è un messaggio divino inviato a tutta l’umanità che tocca l’essere umano profondamente se lascia aperta la porta del cuore e recepire le sensazioni che vanno al di là delle parole e non si può rimanere che stupiti e coinvolti da “Agnus Dei”, su musica di Steven Baker, o dalla bellissima lode Francescana “Madonna de Claritate”.

Emozionando, la musica racconta e spinge a raccontare, suona e canta altre storie: ecco, quindi, la delicata“Douce nuit”, versione francese di “Silent night”, la canzone di Natale più popolare nel mondo e la tenera “Caro Gesù Bambino”.

La musica è un piacere dell'essere supremo, l'intensità che raggiunge l'infinito: ascoltare, per essere proiettati in questa dimensione, i due brani che chiudono la raccolta: l’intimista “Madre en la puerta”, con un lieve accenno di organo, con un canto quasi a cappella che commuove, nel descrivere il ritorno di un bambino alla Madre per eccellenza, pronta ad abbracciare le sofferenze terrene e la splendida e sommessa preghiera “A Gaelic blessing”, utilizzata nei battesimi, matrimoni e funerali: una benedizione per sottolineare una esistenza intera che anela alla profonda pace di Cristo, la Luce del mondo.

La musica non divide: dona, unisce, crea…….

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