Essere un programmatore - vuole dire essere un artista!

“Programmare i computer è un’arte, perché applica al mondo la conoscenza accumulata, richiede capacità e ingegno e soprattutto produce oggetti di bellezza. Un programmatore che nel proprio subconscio si veda come un artista apprezzerà ciò che fa e lo farà meglio.” Donald Knuth
del 01/09/16 -

Si, è proprio così. Anche la programmazione è un’arte. Ho sempre ammirato le persone che hanno il talento per disegnare, scrivere, comporre musica, suonare…insomma le persone che possono fare qualcosa diverso, vedere le cose in modo loro e dopo esprimersi creando qualcosa di speciale, geniale. Creare un nuovo programma non è una cosa solita, quotidiana che possono fare tutte le persone. È - come scrivere una musica sapendo le note. Invece un programmatore la scrive con un linguaggio specifico di programmazione, come fosse in lingua straniera. E non si tratta solo della cosa tecnica, anzi, per poter programmare devi sapere guardare al di là! Ci vuole un’immaginazione ampia, la creatività e la capacità di introdurre certe esigenze in processo automatico, scrivendo in un certo modo, rispettando certe regole e nello stesso tempo pensando di farlo in modo più semplice, chiaro e logico.

Non è semplice essere un’artista! Solo le persone che hanno il talento riescono a creare. Cos’è un software? È un “opera” di una persona che l’ha realizzato usando una certa “lingua” di programmazione. Ma cos’è un linguaggio di programmazione? Questo non altro che un metodo, semplice, che consente ad una persona, di impartire comandi ad un sistema informatico.

Certamente si può studiare un diverso linguaggio per programmare, avere un bagaglio di conoscenze tecniche specifiche, adatte all’ambito nel quale si vuole operare, ma occorre anche avere un qualcosa dentro per, pur sapendo tutto questo, essere capace di creare un “opera informatica” come un programma, una pagina web, un disegno o un gioco. Un vero programmatore deve sempre seguire le tecnologie disponibili per la realizzazione di software e andare oltre, ben oltre la semplice applicazione della tecnica, essere creativo e avere la passione di ciò che sta facendo.

È lui che realizza un “opera” da zero. Crea dal nulla strumenti (virtuali), li inserisce in un sistema più ampio, e può anche arrivare a creare dei propri sistemi indipendenti, nei quali altri potranno inserire le loro realizzazioni. E poi, un software si scrive per la maggiore parte per aiutare a soddisfare diverse esigenze degli altri. Ma non solo. Un programma fatto da un programmatore deve piacere anche a lui stesso. Vuol dire che va fatto con la passione, con la fantasia, provando magari a realizzare cose che nessuno ha mai fatto prima.

Quindi, da una parte i programmatori hanno la possibilità di essere “i creatori” e volendo, di potersi confrontare con il resto del mondo, e dall’altro hanno la possibilità di aiutare gli altri…

Un programmatore, come anche un altro artista, può utilizzare la propria fantasia per andare oltre. Per superare i risultati raggiunti, per trovare nuove soluzioni a vecchi problemi, per trovare soluzioni a problemi ancora irrisolti. Non solo. I migliori programmatori sono proprio quelli più creativi, quelli che scrivono i programmi più comprensibili, più “belli” da osservare, quelli in grado di fare le cose in tempi più rapidi, sviluppando i software più efficienti, più usabili e più utili e pratici per gli utenti.

Spesso un’idea creativa per un progetto software può far risparmiare tempo, soldi ed energie. Ecco un pensiero di una delle persone più significative della storia dell’informatica.

Donald Knuth, uno dei padri dell’informatica, scrisse: “Programmare i computer è un’arte, perché applica al mondo la conoscenza accumulata, richiede capacità e ingegno e soprattutto produce oggetti di bellezza. Un programmatore che nel proprio subconscio si veda come un artista apprezzerà ciò che fa e lo farà meglio.”

Conoscenza tecnica, ingegno, creatività, bellezza estetica, utilità, passione sono le cose che devono appartenere a un vero programmatore. E in questo contesto si muovono i tecnici-programmatori della nostra azienda Vulcano Sas che crea la possibilità di rendere più facile e più interessante sia la vita quotidiana che il lavoro che si svolge in molte aziende.

Purtroppo nella società reale tutti questi pensieri, anche se condivisi, spesso non sono apprezzati con il giusto valore sia per i programmatori sia per l’azienda che forma questi soggetti, dimenticando la mole di studio e di conoscenza che bisogna avere. Loro vengono spesso trattati come operai. A parte l’insignificante dettaglio che anche i programmatori dovrebbero mangiare (lo fanno persino i filosofi, che all’attività del pensare alternano i pasti), non dobbiamo dimenticare il giusto valore del lavoro di tali persone.



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