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Due: interessante album concept di Walter Piva sulla tematica del doppio

Walter Piva è alla sua seconda prova discografica, dopo avere pubblicato nel 2008 ” Esteso ad un tempo finito”. Adesso è tornato con un altro interessante album “Due”, autoprodotto, che conferma il suo talento come autore e musicista.
del 20/03/13 -

Walter Piva è alla sua seconda prova discografica, dopo avere pubblicato nel 2008 ” Esteso ad un tempo finito”. Adesso è tornato con un altro interessante album “Due”, autoprodotto, che conferma il suo talento come autore e musicista.

Il sud, e precisamente la Sicilia, ancora una volta, si conferma uno dei fulcri importanti per musicisti, interpreti e autori, alcuni dei quali meriterebbero una maggiore visibilità ed attenzione da parte dell’industria discografica rivolta a progetti più che altro easy listening, trascurando spesso la qualità e lo spessore.

Walter Piva, un cantautore originario di Gela, una cittadina sicula, trasferitosi al nord, non dimentica le sue radici come dimostra in “Gira, vota e furria”, sul tema nostalgico dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi nei luoghi originari, magici e dal sapore particolare, su ciò che è stato e non torna, se non attraverso il ricordo. Uno degli episodi migliori con un ritmo a tratti etnico reso ancora più suggestivo dall’uso di espressioni dialettali: potrebbe candidarsi a diventare il prossimo singolo estivo.

"Due" è un album concept che rappresenta il seguito del precedente, e venuto alla luce, dopo un momento di crisi artistica e personale vissuta con un senso di smarrimento e una parte di se stesso che entra inevitabilmente in conflitto. Ciò viene descritto ne “Il comico”, primo singolo estratto, nel quale si evidenzia come il preludio al successo e relativi complimenti possono sviare e risultare fuorvianti rispetto ad un percorso che da naturale si trasforma in qualcosa di artefatto, lontano da quello che si desidera.

Otto brani, e una bonus track live amatoriale, come gli album di un tempo, senza riempitivi, centrati, appunto, sulla presenza in ogni essere umano del doppio, in bilico tra l’inseguire il ‘gigante dei propri sogni’ o affrontare il ‘nano delle sue paure’.

Piva è in grado di comporre testi interessanti e di spessore, senza cadere in banalità e stereotipi, come rivela lo scritto inserito nel booklet che racconta e lega i vari brani. Sa creare una varietà di stili musicali, che spesso risulta omogenea nella produzione di una buona parte di cantautori: un pop elegante, accenni rock, tracce etniche che rendono godibile e fluido l’ascolto. E non c’è solo tecnica o studio, ma tanta passione e impatto emozionale che lo accompagnano sin dalla tenera età, quando già a cinque anni si inventava nuove canzoni e, successivamente, i primi accordi con l’ausilio di una chitarra.

In “Se avessi fatto il cantautore”, si avvale della partecipazione corale e vocale del trio FreeBeat che impreziosisce il brano. Ci sono altri validi collaboratori: Franco Poggiali ha contribuito alla realizzazione degli arrangiamenti, accattivanti e coinvolgenti, suonando il basso e le tastiere, e Giuseppe Mongi alla batteria. Lo splendido disegno di copertina è di Alex Agni.

Un lavoro onesto, dagli intenti trasparenti, dai sapori genuini, da gustare per chi ha voglia di ascoltare un disco che non ricalca i soliti clichè, avendo anche il merito di ‘arrivare’ al pubblico in genere, nonostante le citazioni musicali e letterarie colte e raffinate.



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