Crisi dell’editoria e crescita del Digitale

Da quanto emerge dai rapporti Censis del 2010, in Italia l’informazione sul web trae sempre più vantaggio dal lento e costante abbandono dei mezzi di informazione tradizionali.
del 09/12/10 -

La crisi dell’editoria in senso stretto inizia a muovere i suoi primi passi con la diffusione delle vendite online e dei supporti digitali per veicolare contenuti (cd rom, dvd )e fornire servizi (banche dati e servizi digitali). Dal 2006 al 2009, il mercato editoriale ha perso il 7,2% del mercato (con una flessione di -5,3% del 2009 sul 2008), mentre il mercato digitale che pure ha subito la perdita del 9,6% sul 2008, ha registrato nel lungo periodo un incremento del 312,6% e nel corso del 2009 ha occupato la fetta del 13,6% sul totale del mercato editoriale. I dati sono positivi anche per i primi mesi del 2010, soprattutto per quanto riguarda la vendita online che registra un incremento dell’attività del 24,5%, e la diffusione degli e-book, ancora modesta in Italia perché copre solo lo 0,1% del mercato, ma con un andamento incoraggiante che vede un mercato triplicato nel corso dell’anno 2009-2010.
Per quanto riguarda il confronto tra i lettori della stampa tradizionale e i lettori delle testate online, è possibile notare una tendenza positiva per tutti i più diffusi titoli italiani che pubblicano anche la versione online. In particolare, per La Repubblica, il secondo quotidiano italiano per numero di lettori sia on che offline dopo La Gazzetta dello Sport, nel 2010 ha registrato che il 19,6% del totale dei lettori si affida alla versione digitale. A seguire, Il Sole 24 Ore ha il 18,2% del suo pubblico che visita la testata nel web. Al terzo posto, il Corriere della Sera nella versione online prende una fetta del 15,1% dei lettori totali.
Se il giornalismo stampato riesce a fuggire dalla crisi dell’editoria convertendo le risorse in formato digitale, lo stesso non si può dire dei telegiornali. Andando ad analizzare i dati disponibili per le più importanti testate televisive da settembre 2009 a settembre 2010, è evidente una importante perdita di share soprattutto per i tg che storicamente registrano alte quote di telespettatori. Il Tg1 perde il 3,3% di share, mentre il Tg5 arriva a perdere 5 punti percentuali. La causa di questa perdita di consensi è stata dedotta dalla caratteristica dell’agenda informativa che sembra perdere in qualità e in varietà dell’informazione. Sotto questo punto di vista, la limitazione di spazio a cui sono soggetti sia i telegiornali che i quotidiani, viene ampiamente superata da internet, in cui si dimostra più facile gestire la distribuzione e la varietà dei contenuti.
L’unico problema che ancora solleva l’informazione online è legata alla gratuità o meno dei contenuti, che solitamente per queste testate offre delle forme ibride di copertura informativa libera e il pagamento riservato solo a servizi accessori.
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