Calo disoccupazione, ma i contratti a tempo indeterminato?

Dopo tante notizie nefaste per il nostro paese, finalmente qualcosa che rischiari gli animi: secondo le ultime stime, in gennaio la disoccupazione italiana è calata, facendo salire a due consecutivi i mesi in cui si è verificato questo avvenimento.
del 05/03/15 -

Secondo gli esperti non è ancora il caso di annunciare ufficialmente un’inversione di tendenza, ma sono molti i segnali che fanno ben sperare.

Le varie fasi della disoccupazione in Italia

IL PICCO NEGATIVO

Se infatti tra l’ottobre e il novembre scorso si era toccato un tasso di disoccupazione del 13% (che aveva terrorizzato gli animi dei più, visto che era salita agli onori della cronaca insieme alla notizia che nei mesi estivi la disoccupazione giovanile aveva toccato il 43%), ora la crisi sembra passata.

LA RIPRESA

A gennaio, la disoccupazione totale era infatti pari al 12.6% (calata, rispetto a dicembre, di circa l’un per cento), mentre quella giovanile (considerando “giovane” chiunque fosse nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni) era scesa al 41.2%. Essa è quindi scesa, rispetto all’estate precedente, di ben l’1.8%, toccando il minimo storico da agosto 2013.

Nel periodo sono stati creati relativamente pochi nuovi posti di lavoro (circa 11 mila), ma che hanno garantito un aumento dell’occupazione dello 0.6% rispetto all’anno precedente, che si traduce in ben 131000 nuovi lavoratori. I dati sembrerebbero però gonfiati dal boom delle partite IVA, aperte ora per evitare il nuovo regime in vigore dal 2015.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si è detto abbastanza soddisfatto, anche se, secondo le sue dichiarazioni “tutto questo non è ancora sufficiente”. Anche Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, conferma questa tesi: “Aspettiamo dati sempre migliori”, ha riferito.

LE NUOVE DISPOSIZIONI DEL GOVERNO

Hanno infatti da ben dire sia Renzi che Mattarella, visto che molti dei provvedimenti varati sinora dal governo entreranno in vigore nel prossimo periodo, e daranno quindi i loro frutti in futuro.

Scatta infatti da gennaio la misura di decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Sempre da gennaio entra poi in vigore la deducibilità del costo del lavoro degli impiegati a tempo pieno dalla base imponibile dell’Irap.

Queste misure dovrebbero servire a stimolare l’assunzione tramite contratti a tempo indeterminato, che finora sono stati carenti: se infatti sono aumentati i posti di lavoro, nel 2014 sono cresciuti i lavoratori a tempo determinato o quelli a lavoro part-time.

Secondo le stime, i lavori part-time sono per lo più “involontari”, cioè imposti dal datore di lavoro e non voluti dal dipendente.

E probabilmente è dovuto a questo, ritengono gli esperti, l’aumento di posti di lavoro assegnati a donne, visto che tipicamente sono questi soggetti a usufruire di tali tipi di contratti.

Tu cosa ne pensi? Ritieni questo un segnale positivo o negativo per il nostro paese? Scrivicelo in un commento qui sotto!



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